Sandro Badellino
Il 10 maggio del 1944 era entrato nella Resistenza, nella zona del Monte Acquarone, scegliendo di mantenere come nome di battaglia quello che gli era stato imposto dai genitori alla nascita. Dopo soli 20 giorni, "Sandro" partecipa con alcuni compagni della IV Brigata Garibaldi all'assalto di una caserma di Oneglia che (ai partigiani di Mirko Setti, che comanda la formazione), frutterà un buon bottino di armi.
Passato alla "Volante" comandata dal medico Silvio Bonfante, che è attiva in Val Steria, e poi nella "Volantina" di Massimo Gismondi, in agosto "Sandro" è ferito in uno scontro con i nazifascisti. Riesce a sfuggire alla cattura e a trovare un rifugio che, non ancora guarito, deve abbandonare per una spiata. Raggiunto il bosco di Rezzo, il giovane partigiano si trova al centro di un massiccio rastrellamento; è ancora dolorante, ma non esita ad affiancare una squadra di mortaisti che, colpendo le postazioni tedesche da San Bernardo di Conio, avrà un ruolo determinante nella vittoriosa battaglia di Monte Grande.
Intendente presso il distaccamento comando nella "Volantina" di Gismondi sino alla fine della guerra di Liberazione, quando i partigiani liberano Andora "Sandro" è commissario di brigata.
Nel 1998 pubblica per il CEI Mia memoria partigiana ed è, ancora oggi, attivo segretario dell'ANPI imperiese.