Mario Modotti
Ex marittimo, lavorava nei Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Monfalcone, dove era entrato in contatto con i gruppi antifascisti. Dopo l'8 settembre 1943 fu tra gli organizzatori (col nome di copertura di "Tribuno"), della lotta partigiana in Friuli. Già il 15 settembre comandava il Battaglione Garibaldi costituitosi sul Monte Corada; successivamente divenne il comandante della Brigata "Ippolito Nievo" (Comando unificato Garibaldi-Osoppo Friuli), operante in Val Cellina. Protagonista, con i suoi uomini, di audacissime azioni, "Tribuno" dovette scendere in pianura quando, dopo due mesi di duri combattimenti, i nazifascisti, nel dicembre del 1944, rioccuparono la "zona libera della Carnia". Tradito da una spia, Modotti fu catturato dalle Brigate nere di Palmanova. Qui fu sottoposto a selvagge bastonature, fatto azzannare da cani feroci, sospeso ore e ore per le braccia legate dietro la schiena, senza che i fascisti riuscissero a strappargli informazioni. Tradotto nelle carceri di Udine e processato da un Tribunale militare tedesco, il valoroso comandante partigiano fu condannato a morte. Fucilato con altri 28 partigiani, tra i quali Mario Foschiani, nel cortile del carcere, "Tribuno" affrontò il plotone di esecuzione cantando e inneggiando all'Italia libera. Il giorno di Pasqua del 1945, diciannove giorni dopo la sentenza, Modotti riuscì a scrivere una lettera al figlio Marietto nella quale, tra l'altro diceva: "...la speranza di vedere la fine dell'odiato tedesco e lo sterminio del fascismo si fa sempre più viva in me... Oggi il parroco delle carceri nella sua visita ci disse che ci saranno un po' di graziati e io, a mente serena, so di non essere tra quelli... Dopo un'agonia dei 20 giorni ti voglio esprimere le mie ultime volontà. La spia che mi mandò alla morte è a Bicinicco, perciò rintracciala e vendicami. Ricorda che a Palmanova mi hanno fatto molto soffrire tra impiccagione e maltrattamenti. Sono molto orgoglioso che dai 10 interrogatori non abbia tradito nessuno. Di più non posso scrivere... Sono orgoglioso di essere appartenuto alle gloriose Brigate Garibaldi e di essere un Comunista...". Dopo la fucilazione di "Tribuno", le formazioni partigiane del Pordenonese si costituirono in Divisione Garibaldi "Mario Modotti". Sul valoroso patriota udinese, Luigi Raimondi Cominesi ha scritto, nel 2002, un libro intitolato Mario Modotti "Tribuno". Storia di un comandante partigiano.