Giovanni Battista Stucchi
Mobilitato con i “ragazzi del ‘99”, dal 1917 partecipa alla Prima guerra mondiale con il grado di sottotenente di fanteria. Conseguita la laurea in giurisprudenza nel 1921 presso l’Università di Pavia, durante il ventennio fascista esercita la professione forense senza mai compromettersi con il regime e coltiva la passione dell’alpinismo acquisendo quella conoscenza della montagna che si rivelerà, preziosa durante la partecipazione alla guerra partigiana. Richiamato alle armi nel 1939 con il grado di capitano, è comandante della compagnia comando del 5° reggimento alpini con il quale vive l’esperienza della guerra e della disastrosa ritirata sul fronte russo, guadagnandosi una decorazione al valore militare sul campo. Rimpatriato nel marzo 1943, avvia a Monza e a Milano i primi contatti con gli ambienti antifascisti attraverso l’amicizia con Gianni Citterio (Pci) e la precedente conoscenza con gli avvocati Roberto Veratti (Psiup) e Poldo Gasparotto (Pd’A). Ancora mobilitato a Fortezza (Bolzano), all’armistizio dell’8 settembre 1943 riesce a sfuggire alla deportazione e con una settimana di marcia attraverso valli e monti raggiunge Santa Caterina Valfurva, conducendo in salvo una ventina di militari sbandati. Ripresi i contatti con l’antifascismo organizzato, viene nominato rappresentante del Psiup nel Comitato militare (poi Comando militare Alta Italia) del CLN lombardo, presso il quale Stucchi ha, in particolare, il compito di tenere i collegamenti con il partigianato dell’Ossola, del Varesotto e della Brianza centrale e, in seguito, con il colonnello Luigi Masini, organizzatore e comandante le formazioni Fiamme Verdi. Dopo una prima missione in Svizzera, condotta nel marzo 1944 insieme ad Alfredo Pizzoni per concertare con i capi dei servizi informativi angloamericani il problema degli aiuti militari alla Resistenza italiana, dal 23 aprile, per espressa richiesta degli stessi alleati, è designato delegato militare stabile della Resistenza italiana a Lugano, dove per quattro mesi si prodiga anche a favore dei fuorusciti e ha l’occasione di fare amicizia con Rodolfo Morandi. Sua la proposta, accettata ma di fatto poi abbandonata dagli alleati, di sostenere con adeguate forniture di materiale bellico la liberazione di una valle di confine – in primis la Val d’Ossola – in cui concentrare le formazioni del partigianato locale, coordinandone l’attività con quella che, nell’estate di quell’anno, sembra prefigurarsi come l’offensiva conclusiva delle operazioni angloamericane sul fronte italiano. Sostituito, dietro sua sollecitazione, dall’azionista Giuseppe Bacciagaluppi, il 3 settembre Stucchi raggiunge la Val d’Ossola dove, dopo la creazione della zona libera – avvenuta comunque al di fuori di ogni piano preordinato –, è nominato dal CLNAI coordinatore militare di tutte le forze partigiane. Caduta la repubblica dell’Ossola e arrestato Bacciagaluppi dagli svizzeri, riprende le funzioni di delegato militare a Lugano continuando contemporaneamente a prodigarsi in aiuto del movimento partigiano ossolano sino al febbraio 1945, quando rientra a Milano e sostituisce Sandro Pertini come rappresentante dello Psiup presso il Comando Generale del CVL. Dopo la Liberazione riprende la libera professione continuando a impegnarsi civilmente e politicamente. Eletto deputato nelle file del Psi dal 1953 al 1958, ricopre per quasi trent’anni la carica di consigliere comunale a Monza, inizialmente nelle liste del Psi poi del Psiup e infine come indipendente, dedicandosi negli ultimi anni alla stesura di Tornim a baita, opera memorialistica incompiuta in cui traccia con spirito laico un ampio quadro del periodo compreso tra la campagna di Russia e la caduta della repubblica dell’Ossola.