Alfonso Casati
Figlio del conte Alessandro (storico ed uomo politico liberale, ministro della Pubblica Istruzione nel secondo governo Mussolini, ritiratosi dalla vita politica dopo la promulgazione delle leggi eccezionali fasciste, ma tornato in attività dopo il 25 luglio 1943, come ministro della Guerra nei governi Badoglio e Bonomi), Alfonso Casati, nel 1941 era stato chiamato alle armi. Al momento dell'armistizio, il giovane si trovava in Corsica. Il mese successivo passò in Sardegna con il II Battaglione del 2° reggimento Granatieri. Il 1° luglio 1944 lo vede sottotenente (nel ricostituito Esercito italiano), del Battaglione "Basile" del Reggimento "San Marco" del Corpo Italiano di Liberazione. Cadde sul fronte di Jesi, nel corso della battaglia che avrebbe portato alla liberazione di Corinaldo, meritando la decorazione la cui motivazione recita: "Volontario della nuova guerra di redenzione contro il tradizionale nemico, durante arduo ciclo operativo dava ripetute prove di altissima abnegazione e di costante sprezzo del pericolo. Comandante di un plotone mitraglieri, nel corso di un aspro combattimento si lanciava, alla testa dei propri uomini, in ripetuti attacchi e contrattacchi contro importanti posizioni tenacemente difese da forti nuclei tedeschi, riuscendo, dopo una strenua e cruenta lotta, ad eliminare la resistenza avversaria. In una successiva azione si offriva volontariamente di partecipare ad una rischiosa impresa per la conquista di un importante centro abitato (Corinaldo, appunto, liberata il 10 agosto 1944. NdR), saldamente presidiato dal nemico. Determinatasi una sosta nell'attacco a causa dell'intensissimo fuoco della difesa, non esitava a portarsi con un esiguo nucleo di animosi in zona dominante e scoperta, allo scopo di attirare su di sé l'attenzione del nemico e agevolare col fuoco delle proprie armi i movimenti dei reparti attaccanti. Benché fatto segno alla micidiale reazione tedesca e conscio dell'inevitabile sacrificio, non desisteva dal nobile intento ed, ergendosi fieramente in mezzo al fragore della battaglia, continuava la propria efficace azione, infliggendo perdite notevoli all'avversario mentre il successo coronava l'azione. Colpito a morte, continuava ad incitare con la parola e col gesto i propri uomini alla lotta, offrendo a tutti il nobilissimo esempio di un eroico trapasso". A Corinaldo, un Sacrario e un cippo ricordano il sacrificio di Alfonso Casati e dei suoi uomini. Al nome del giovane è stata intitolata una Fondazione per gli studi storici, che tra l'altro ha pubblicato le sue Lettere dal Fronte; molti Comuni della Brianza, terra d'origine dei Casati, gli hanno intitolato vie, scuole, palestre; a Milano, in via Soncino, sul palazzo Casati-Stampa dove il giovane abitava, è stata apposta una lapide, che ne ricorda il sacrificio per la libertà.