Gino Bozzi
Nel 1929, con l'accusa di attività comunista clandestina, era stato deferito al Tribunale speciale, che gli aveva inflitto una condanna a sette anni e sei mesi di reclusione. Quando, per una sopravvenuta amnistia, il falegname fu rilasciato, riprese clandestinamente la lotta contro il regime fascista e quando giunse il momento fu tra i primi organizzatori della resistenza armata in Toscana.
Comandante di una Brigata partigiana, il 27 dicembre del 1943 Bozzi stava andando a Pistoia per tenervi una riunione clandestina. Sorpreso dai fascisti alla periferia della città, fu gravemente ferito. Trasportato all'ospedale vi morì una settimana dopo. La Brigata che comandava prese da quel giorno il nome di Gino Bozzi.