Nicolai Bujanov
Fatto prigioniero dai nazisti durante l'invasione dell'Unione Sovietica, Bujanov, come non pochi giovani soldati ucraini, era stato deportato in Italia. Doveva essere inquadrato in quei reparti che avrebbero affiancato tedeschi e repubblichini nelle attività antipartigiane. Una volta nel nostro Paese, Bujanov riuscì a disertare e a trovare ospitalità presso una famiglia di San Giovanni Valdarno. Di qui, come da sua richiesta, il giovane ucraino fu avviato alle formazioni partigiane operanti nel Valdarno aretino. Bujanov conquistò subito la fiducia dei partigiani della 5a Compagnia "Chiatti" della Brigata "Sinigaglia" e fu apprezzato per la sua modestia, per la sua volontà di lotta e, soprattutto, per l'eccezionale coraggio dimostrato in varie occasioni. Coraggio confermato tragicamente, durante un rastrellamento in cui era incappata la sua formazione partigiana. Benché avesse ricevuto l'ordine di ritirarsi, Bujanov volle aspettare il nemico per fermarlo con il fuoco della sua mitragliatrice. Con il suo consapevole sacrificio personale, il ragazzo assicurò ai suoi compagni della "Chiatti" la possibilità di sganciarsi senza perdite e permise che donne e bambini di Castelnuovo fossero posti in salvo, in territorio controllato dai partigiani.