Ilio Bosi
Di famiglia poverissima, Bosi non era ancora diciassettenne quando cominciò ad impegnarsi, militando nella frazione terzinternazionalista del Partito socialista, contro la marea fascista che stava montando. Nel 1924 passò, con quelli che allora venivano chiamati "terzini", nel Partito comunista e accentuò la sua attività, operando in clandestinità nel Mezzogiorno. Nel 1926 Ilio Bosi fu arrestato a Catania; due anni dopo, il Tribunale speciale gli inflisse dieci anni di reclusione. Scontata la pena, il giovane antifascista restò libero per poco tempo. Già nel 1934 nuovo arresto e nuovo processo dinanzi al Tribunale speciale, che condannò Bosi ad altri sedici anni e otto mesi di carcere. Liberato alla caduta del fascismo, Ilio Bosi fu tra gli organizzatori della Resistenza nelle Valli di Comacchio. Passò poi a Milano, come ispettore del Comando generale delle Brigate Garibaldi. Infine divenne membro del Triumvirato insurrezionale ligure.
Alla Liberazione, Bosi fu chiamato a Roma, alla Direzione nazionale del PCI. Rientrò poi a Ferrara, dove resse per breve tempo la locale Federazione. Eletto alla Costituente nel 1946, Bosi fu successivamente confermato per quattro legislature alla Camera e al Senato. In quel periodo fu pure segretario della Confederterra e diresse, anche a livello internazionale, il movimento contadino. Concluso il periodo degli incarichi parlamentari, questo dirigente comunista rientrò a Ferrara ricoprendo, con riconosciuta capacità, diversi ruoli d'amministratore pubblico. Bosi è stato anche presidente dell'Associazione perseguitati politici antifascisti e dell'ANPI di Ferrara. Poco prima di morire, Ilio Bosi ha pubblicato, per la Gabriele Corbo Editore, un interessante libro di memorie intitolato "Il bastone e la galera".