Salvatore Bono
Si era laureato in Lettere e filosofia a Roma. Chiamato alle armi all'entrata dell'Italia nel secondo conflitto mondiale, al momento dell'armistizio si trovava in Francia, come sottotenente di fanteria presso un reparto della IV Armata di stanza a Nizza, dove Bono sovrintendeva al transito dei convogli ferroviari.
Ha ottenuto la più alta decorazione al valor militare con questa motivazione: "Nella difesa del più importante centro logistico di un'armata, morto il suo capitano, assumeva il comando dei pochi superstiti. Aggredito da soverchianti forze nemiche in un ufficio del comando, freddava con colpi di pistola un ufficiale tedesco ed alcuni soldati, ponendo in fuga i rimanenti. In una successiva aggressione, trovatosi con la pistola scarica, impegnava una lotta selvaggia con pugni e morsi. Aiutato da un suo sottufficiale, immobilizzava un secondo ufficiale nemico che decedeva poco dopo. Mentre tentava di colpire con bombe a mano altri militari sopraggiunti, veniva investito in pieno da schegge di bombe lanciate dal nemico, che provocavano lo scoppio della bomba che teneva nella mano destra, già a sicurezza sfilata e pronta per il lancio. Crivellato dalle schegge, cieco, privo della mano destra, veniva ricoverato in ospedale ove con stoicismo, che solo i prodi e gli audaci possiedono, senza un lamento sopportava l'amputazione dell'avambraccio destro, l'enucleazione dell'occhio sinistro ed altri dolorosissimi atti operatori. Magnifico esempio di alte virtù militari e di suprema dedizione alla Patria".