I Gruppi di Difesa della Donna: pubblicati gli atti del Convegno ANPI e i risultati della ricerca
L'8 settembre, con l'armistizio, l'abbandono di ogni guida dell'esercito e la sua conseguente dissoluzione, le prime bande partigiane si vanno formando per contrastare l'occupazione tedesca. Nasce il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) che guiderà la Resistenza. Qualche giorno dopo saranno le donne a decidere di non volere, né potere restare indifferenti e che tocca anche a loro compiere una scelta.
I Gruppi di Difesa della Donna e per l'assistenza ai combattenti della Libertà, nascono a Milano, intorno alla metà di novembre del 1943, ad opera di cinque donne – Giovanna Barcellona, Ada Gobetti, Lina Merlin, Rina Picolato e Lina Fibbi – che rappresentano alcuni dei partiti componenti il CLN. Le donne cattoliche non aderiscono ufficialmente, ma sono attivissime nei vari comitati locali. Nell'Atto costitutivo le aderenti ai Gruppi si autodefiniscono “compagne di combattimento”.
I Gruppi vengono ufficialmente riconosciuti dal CLN Alta Italia nel 1944: “Il Comitato di Liberazione per l'Alta Italia riconoscendo nei Gruppi di difesa della donna e per l'assistenza ai combattenti della libertà un'organizzazione unitaria di massa che agisce nel quadro delle proprie direttive, ne approva l'orientamento politico e i criteri di organizzazione, apprezza i risultati sinora ottenuti nel campo della mobilitazione delle donne per la lotta di liberazione nazionale e le riconosce come organizzazione aderente al Comitato di Liberazione Nazionale”.
Lucia Corti, dirigente dei GDD, nel suo rapporto al 1° Congresso Nazionale dell'UDI (Firenze, ottobre 1945), organizzazione nella quale i Gruppi confluiranno, ne riferisce la consistenza: le donne aderenti sono state 70.000, coinvolgendo una quantità indefinibile di altre attiviste.
Cosa hanno fatto le donne dei GDD? Hanno organizzato manifestazioni per la fine della guerra, per l'aumento delle razioni alimentari, della legna e del carbone; hanno organizzato scioperi; sono entrate nelle formazioni partigiane; hanno provveduto a riunire le brigate disperse dai rastrellamenti; hanno accompagnato i distaccamenti nei boschi facendo da copertura in caso di incontri con i tedeschi e le brigate nere; hanno sostenuto i partigiani provvedendoli di maglie, calze, guanti; hanno preso in consegna armi, trasportandole attraverso posti di blocco e nascondendole nei modi più impensati. Hanno rappresentato dunque per gli occupanti un vero e proprio “fronte interno”. Ma non è tutto: nel loro programma c'è già il futuro, che dovrà essere libero, democratico e paritario. Con tutti i diritti fino ad allora negati. Finalmente.