"I matti del Duce"
DOMENICA 22 FEBBRAIO 2015 - Ore 16.30
Circolo Cittadino di Cingoli
PRESENTAZIONE DEL VOLUME: "I matti del Duce – manicomi e repressione politica nell'Italia fascista".
La sezione A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) di Cingoli e Apiro, in collaborazione con il comitato provinciale di Macerata, con Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea "Mario Morbiducci" di Macerata, con l'Università della terza età dell'Alto Maceratese, nell'ambito del 70° anniversario della Resistenza e della Liberazione, organizza la presentazione del volume "I matti del duce – manicomi e repressione politica nell'Italia fascista".
A presentare il testo edito da Donzelli sarà l'autore Matteo Petracci, dottore di ricerca in Storia, politica ed istituzioni dell'area Euromediterranea in età contemporanea, presso l'Università di Macerata.
Interverranno:
? Annalisa Cegna, direttrice scientifica dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea "Mario Morbiducci" di Macerata.
? Francesco Rocchetti, docente in filosofia del pensiero politico presso l'Università della Terza età dell'Alto Maceratese.
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Come riportato in appendice al libro:
"Mania politica, schizofrenia, paranoia, isterismo, distimia, depressione. Sono queste le diagnosi che compaiono nei documenti di polizia o nelle cartelle cliniche intestate agli oppositori politici rinchiusi in manicomio negli anni del fascismo. Diagnosi più che sufficienti a motivare la segregazione per lunghi anni o per tutta la vita. Quali ragioni medico scientifiche hanno giustificato il loro internamento psichiatrico? Quali, invece, le ragioni dettate dalla politica del regime contro il dissenso e l'anticonformismo sociale? Molto si è scritto rispetto all'esperienza degli antifascisti in carcere o al confino, ma la possibilità che il regime abbia utilizzato anche l'internamento psichiatrico come strumento di repressione politica resta ancora poco indagata. Attraverso carte di polizia e giudiziarie, testimonianze e relazioni mediche e psichiatriche contenute nelle cartelle cliniche, vengono ricostruiti i diversi percorsi che hanno condotto gli antifascisti in manicomio. Alcuni furono ricoverati d'urgenza secondo le procedure previste dalla legge del 1904 sui manicomi e gli alienati; altri vennero internati ai fini dell'osservazione psichiatrica giudiziaria o come misura di sicurezza; altri ancora furono trasferiti in manicomio quando già si trovavano in carcere e al confino. Dall'analisi degli intrecci tra ragioni politiche e ragioni di ordine medico emerge con forza il ruolo giocato dalla sovrapposizione tra scienza e politica nella segregazione di centinaia di donne e di uomini, tutti accomunati dall'essere stati schedati come oppositori del fascismo."