Il caso Servello: la ferita resta aperta
Il caso Servello è una ferita che resta aperta.
Questa la risposta che ANPI e ANED hanno dato al presidente del Consiglio Comunale di Milano, Basilio Rizzo, in merito al suo intervento pronunciato durante la cerimonia di iscrizione al Famedio di Franco Servello che - ricordiamo - è stato dirigente del Msi e dichiarato ammiratore del regime fascista .
Questa la lettera inviata a Basilio Rizzo e per conoscenza al sindaco Giuliano Pisapia, da Roberto Cenati, presidente ANPI Comitato Provinciale di Milano e da Leonardo Visco Gilardi, presidente ANED Milano.
"Abbiamo letto con attenzione l'intervento di Basilio Rizzo nel corso della cerimonia di iscrizione al Famedio dei cittadini che hanno dato lustro a Milano. Nel suo intervento il Presidente del Consiglio Comunale ha sostenuto che “nessun revisionismo è possibile, nessuna equiparazione tra chi è stato dalla parte giusta e chi è stato dalla parte sbagliata, quella della dittatura nazifascista. È la storia che non lo consente, una storia chiusa in modo definitivo settant'anni fa, il 25 aprile.”
Dopo questa premessa il Presidente del Consiglio Comunale ha concluso affermando che “Milano ha le radici ben piantate in quella storia”...“in una logica sempre di inclusione”.
La risposta non ci soddisfa perché elude il nodo del nostro dissenso: il fatto che Franco Servello non ha mai disconosciuto il fascismo. Pur con tutto il rispetto per chi non c'è più, non vediamo coerenza fra il richiamo alla storia e l'iscrizione al Famedio: la “equiparazione” è purtroppo ormai un dato di fatto.
Infatti, cinicamente, c'é chi afferma che le parole passano ma l'iscrizione di Servello al Famedio resta. La spiegazione del perché e in virtù di quali meriti sia stato iscritto il nome di Franco Servello tra i cittadini che hanno dato lustro a Milano è mancata. Risulta più la conseguenza di una negoziazione consociativa che diventa devastante quando si abbandonano i principi fondativi della nostra democrazia, sanciti dalla Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza.
Principi disattesi anche in occasione della manifestazione neofascista del 12 aprile 1973, promossa tra gli altri da Franco Servello e vietata dalla Questura di Milano che provocò l'uccisione della guardia di pubblica sicurezza Antonio Marino.
Ribadiamo quindi la nostra contrarietà a questo atto offensivo nei confronti di Milano, Città Medaglia d'Oro della Resistenza, e in contraddizione con la dichiarata sensibilità espressa dall'Amministrazione Comunale che ha posto, tra le priorità inserite nel suo programma, il valore dell'antifascismo.