Il Comitato nazionale ANPI dopo la decisione della Consulta di dichiarare inammissibile il referendum sulla legge Calderoli: "Continuare la battaglia a difesa dei principi costituzionali"
"Il 20 gennaio la Corte Costituzionale ha dichiarato non ammissibile la richiesta di referendum abrogativo della legge 86/2024 (cosiddetta legge Calderoli) ritenendo poco chiari l’oggetto e la finalità del quesito proposto. Rispettiamo la sentenza pur rammaricandoci della mancata possibilità di dare ai cittadini uno strumento di intervento diretto sulle politiche di riforme istituzionali, perché riteniamo vitale la loro partecipazione alla vita pubblica.
La decisione della Consulta, peraltro, si fonda sulla precedente sentenza, in base a cui l’attuale legge, nelle sue parti fondamentali, va radicalmente riscritta in particolare alla luce dei principi dell’unità della Repubblica, della solidarietà fra regioni, dell’eguaglianza e della garanzia dei diritti dei cittadini, dell’equilibrio di bilancio, in sostanza in base ad un principio di regionalismo cooperativo. Tale sentenza ha dichiarato incostituzionali 7 punti cardine della legge 86, a partire dalla forma di Stato che ne deriva, in contrasto con il regionalismo solidale previsto in Costituzione, fino alla definizione dei LEP (livelli essenziali di assistenza) che spetta al Parlamento e non al Governo. La legge va riscritta in Parlamento tenendo conto di tutti i rilievi di incostituzionalità evidenziati dalla Consulta che peraltro corrispondono alle critiche sempre espresse dall’ANPI. È su questo terreno che va ripresa con grande determinazione la battaglia contro la legge Calderoli. Eppure da tempo assistiamo da parte di dirigenti della Lega ad un inverosimile balletto che capovolge il senso della prima sentenza della Consulta e tende ad accelerare i tempi di attuazione della legge.
La Lega ha già dichiarato che devono andare avanti gli accordi con le Regioni e che saranno sufficienti alcuni piccoli ritocchi alla legge attuale da far approvare velocemente in Parlamento. Noi pensiamo invece che tali accordi vadano fermati e che in parlamento occorra contrastare immediatamente questa deriva tesa a minimizzare le modifiche alla legge e si proponga un nuovo testo incardinato sull’idea di un regionalismo cooperativo e solidale. Solo così si potrà salvaguardare l’autonomia delle regioni, nel rispetto delle prerogative degli enti locali, contrastando ogni centralismo e assieme salvaguardando la forma unitaria dello Stato. Per raggiungere questo obiettivo occorre collegare la battaglia parlamentare a una forte, risoluta e unitaria pressione sociale; per questo dobbiamo valorizzare il patrimonio di relazioni e alleanze con associazioni, partiti e sindacati che ci ha permesso di mobilitare energie per la raccolta delle firme sulla proposta di referendum ma anche di sostenere le Regioni nel loro ricorso per incostituzionalità della legge 86. Abbiamo bisogno di un luogo in cui mantenere una relazione tra forze parlamentari e società civile e in cui confrontarci su come sia possibile realizzare quel regionalismo solidale a cui aspiriamo.
Alla luce di queste considerazioni proponiamo di:
- mantenere i comitati per il referendum, nazionale e territoriali, con l’obiettivo di fermare gli accordi con le Regioni e sostenere la discussione parlamentare sulla riscrittura della legge sull’autonomia differenziata.
- promuovere un seminario nazionale per approfondire, con l’aiuto di esperti, le ragioni e le condizioni del regionalismo solidale.
- mantenere l’attenzione a tutte le iniziative di difesa dei principi costituzionali promosse dalle forze antifasciste, a partire dai referendum sul lavoro e sulla cittadinanza"
Comitato nazionale ANPI