Brandelisio Rocchi
Mobilitato nel 1938, aveva trascorso quattro anni in Tripolitania come coordinatore di un'officina meccanica dell'86° Reggimento Fanteria. Nel 1942, per una lesione ad una gamba, era stato mandato in convalescenza in Italia. Sopravvissuto al siluramento della nave che lo trasportava e riuscito a tornare a Caldarola, Brandelisio (congedato), trovò un posto come autista presso una ditta fornitrice dei Cantieri navali di Civitanova Marche. Poco dopo l'armistizio, il giovane era entrato nella Resistenza. Faceva parte dei GAP di Macerata, con l'incarico di svolgere attività di intelligence nella zona dove abitava. Rocchi decrittava i messaggi di Radio Londra, recuperava i "lanci" degli Alleati, provvedeva, da esperto meccanico, a rimontare le armi paracadutate e a consegnarle ai partigiani della zona guidati dal suo amico Francesco Mercorelli. Con Mercorelli, appunto, si era recato sui monti sopra Borgiano a recuperare un "lancio" degli inglesi quando, probabilmente per una delazione, i due patrioti furono catturati dai nazifascisti e, già feriti a pugnalate, eliminati a raffiche di mitra presso il cimitero di Valcimarra. Soltanto venti giorni dopo i partigiani e il soldati polacchi del generale Anders avrebbero liberato la zona. Oggi i due martiri sono ricordati a Caldarola (dove, all'interno del Palazzo comunale, è allestito un Museo della Resistenza), da una lapide che li accomuna.