Carlo Jussi
Era iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Bologna, ma alla morte del padre, pur senza abbandonare gli studi, si era dedicato ad aiutare il fratello nella conduzione di un'importante proprietà agricola della famiglia. L'8 settembre 1943 il giovane entrò subito nella Resistenza bolognese, militando nella 7a GAP, attiva sull'Appennino. Nel giugno del 1944, Jussi, con altri tre gappisti, attaccò un gruppo di militari nazifascisti che, forti del numero, reagirono con grande determinazione. I patrioti dovettero battere in ritirata e Jussi, ferito, per coprire lo sganciamento dei suoi compagni rimase solo a sparare sinché esaurì le munizioni del suo mitra. Catturato e tradotto nel carcere di Bologna, Carlo Jussi resistette fermamente a interrogatori e torture. Dopo due settimane, il giovane fu condannato a morte e fucilato. La motivazione della Medaglia d'oro al valore militare concessa alla sua memoria recita: " Studente universitario, abbandonava gli studi per arruolarsi volontario in una formazione partigiana e con essa partecipava ad imprese tanto audaci da sbigottire l'avversario. In compagnia di tre giovani gappisti attaccava audacemente un gruppo di militari nazifascisti e dopo un impari lotta cadeva ferito. Incitati i compagni ad allontanarsi, li proteggeva col fuoco del suo mitra fino all'esaurimento delle munizioni. Catturato dagli avversari, dopo quindici giorni di martiri e di strazi che non valsero ad estorcergli alcuna rivelazione e fieramente resistendo alla lusinga di avere salva la vita, veniva fucilato. Magnifico esempio di coraggio e di generosa abnegazione". Nel dopoguerra, a Bologna, al giovane gappista hanno intitolato una via. Portano il nome di Carlo Jussi, anche una strada e una Scuola media statale di San Lazzaro di Savena.