Gaspare Arduino
Lavorava alle Acciaierie della Fiat ed era conosciuto tra gli antifascisti torinesi come uno dei più attivi organizzatori degli scioperi del marzo 1943. La sera del 13 marzo 1945, quattro repubblichini, spacciandosi per partigiani, riuscirono a farsi accogliere nella sua casa di via Moncrivello; poco dopo, ne uscirono trascinando con loro Gaspare, le figlie Libera e Vera (di 18 e di 16 anni) e l'amica Rosa Ghizzone che, col marito Mario Montarolo, era andata a far visita agli Arduino. L'operaio antifascista e il suo amico furono portati alla Casa del Littorio, torturati e poi eliminati alla periferia della città.
La stessa sorte i fascisti avevano riservato alle tre donne. Trascinate lungo il canale della Pellerina, Libera e Vera (che facevano parte dei "Gruppi di difesa della donna", aggregati alla XX Brigata Garibaldi SAP), furono uccise sul posto dopo essere state seviziate. I loro cadaveri furono trovati, l'indomani, presso il Poligono di tiro del Martinetto. Rosa Ghizzone, che era incinta ed era riuscita a fuggire, partorì un bimbo morto in casa di conoscenti e si spense lei stessa l'8 maggio 1945.
A Gaspare,Vera e Libera Arduino è intitolata una via di Torino.