Giovanni Zol
Entrato giovanissimo nell'organizzazione comunista clandestina triestina, Zol nel 1936 fu arrestato. Inviato al confino, passò cinque anni tra la Calabria e le isole Tremiti. Quando fu liberato, nel 1941, tornò a Trieste, dove riprese subito l'attività antifascista, militando in un'organizzazione clandestina slovena. Di nuovo arrestato, era il febbraio del 1943, l'operaio fu rinchiuso nelle carceri del Coroneo. Vi rimase sino al settembre, quando grazie all'armistizio, riottenne la libertà.
Appena scarcerato, Zol si diede alla macchia e, raggiunte le formazioni partigiane, divenne comandante della 14a Brigata Garibaldi "Trieste" che, forte di circa 400 partigiani, era dislocata sull'Altipiano della Bainsizza. L'impegno di Giovanni Zol nella lotta armata contro i tedeschi durò poche settimane. Cadde, infatti, alla testa dei suoi uomini, combattendo contro le truppe germaniche che avevano organizzato un'imboscata alla formazione, che si stava trasferendo dall'Istria al Carso monfalconese.
I compagni di lotta di Zol, per onorarne la memoria, vollero imporre il suo nome ad un battaglione di partigiani triestini. Sul luogo del sacrificio dell'operaio antifascista è stata eretta, 35 anni dopo, una stele che lo ricorda.