Secondo Pessi
Giovane socialista nel 1919, divenne poi giovane comunista e, nel 1925, si iscrisse al PCdI. Preso di mira dagli squadristi locali dovette lasciare Asti e trasferirsi a Torino. Entrato in contatto con l'organizzazione comunista clandestina del capoluogo piemontese, tra il 1928 e il 1930 fu incaricato di mantenere i legami tra i comunisti di Torino e l'organizzazione antifascista in Francia. Nel 1931 Pessi tornò ad Asti, ma dovette presto espatriare e, a Parigi, mantenendosi col suo lavoro di parrucchiere, si dedicò all'attività politica tra i lavoratori italiani emigrati. Nel 1935 Secondo Pessi è di nuovo in Italia per riorganizzare il partito clandestino in Venezia Giulia. Lo accompagna la moglie, Rosa Messina, ed entrambi sono arrestati. Il Tribunale speciale infliggerà a lui una condanna a 12 anni; a quattro anni sarà condannata la moglie che, dopo il carcere a Perugia, conoscerà il confino a Ponza e a Ventotene. Per Pessi cominciano 5 anni di carcere tra "Regina Coeli", Civitavecchia, Pianosa. L'amnistia del 1941 gli consente di tornare ad Asti a fare il parrucchiere, ma la sua attività politica non si ferma e, dopo il 25 luglio 1943, durante i 45 giorni del Governo Badoglio, ecco Secondo Pessi rappresentare il Partito comunista nel Fronte nazionale dei partiti antifascisti. L'armistizio segna, per il dirigente comunista, l'inizio dell'impegno per organizzare i primi nuclei di partigiani nell'Astigiano. Nel dicembre del 1943 si trasferisce a Genova e rappresenta il PCI nel CLN regionale ligure, operando (col nome di battaglia di "Mariani"), per l'intero periodo della Guerra di liberazione. Il 25 aprile 1945 Pessi, (al quale è stata concessa la cittadinanza onoraria di Genova, che ha ricevuto due Croci di guerra al valor militare e anche un'onorificenza dal comandante in capo delle truppe anglo-americane), torna per pochi giorni ad Asti; un mese dopo è di nuovo in Liguria, per sostituire Remo Scappini come presidente di quel CLN. È il settembre del 1946 quando subentra ad Agostino Novella, come segretario della Federazione comunista genovese. Diventa poi segretario regionale, membro del CC del PCI (riconfermato in tre Congressi), consigliere comunale di Genova, deputato per due Legislature e poi senatore. Nel 1955 Pessi è a Roma, cosegretario, con Giuseppe Di Vittorio, della CGIL. Nel 1962, per disaccordi politici, lascia il PCI e passa al PSI. Lasciata anche la CGIL, l'irrequieto uomo politico diventa, come socialista, direttore della Croce Rossa Italiana. Un'altra parentesi genovese come consigliere provinciale per il PSI e come presidente dell'ANPPIA ligure. Poi la morte (per una trombosi), durante una riunione all'Istituto Storico della Resistenza della Liguria. L'anno prima di morire, Pessi aveva pubblicato un libro, dedicato alla moglie, dal titolo Nella lotta insieme.