La solidarietà dell'Anpi alle popolazioni terremotate dell'Emilia Romagna
Solidarietà fraterna non scevra da alcune domande quella espressa dal presidente nazionale dell'Anpi, Carlo Smuraglia, alle popolazioni terremotate dell'Emilia Romagna.
"Una nuova sciagura - dice Smuraglia - si è abbattuta sul nostro Paese, in termini veramente drammatici. Diversi morti, molti feriti, un'economia messa in ginocchio, con gravi preoccupazioni per il lavoro, per la produzione, per lo sviluppo. Una sciagura certo non evitabile come fenomeno, visto che i terremoti non si sottopongono ad alcune regole. Evitabile invece, per almeno alcuni degli effetti. Quando mai, i capannoni cadono con tanta facilità, addirittura sbriciolandosi? Con quali criteri e quali cautele sono stati costruiti? Tutte cose che bisognerà accertare - come del resto sta facendo l'autorità giudiziaria - sia per capire le responsabilità, sia per trarne insegnamenti per il futuro (qualcuno avrà pur rilasciato le licenze, no?)".
"Sorprende - rileva il presidente nazionale dell'Anpi - anche il fatto che ci fossero degli operai, come sempre quelli che poi finiscono per pagare per tutti; degli operai in turni di notte o in turni straordinari. Allora, si tratta di operai assunti in più oppure sempre gli stessi a cui sono stati imposti orari e turni pesanti? E come si concilia, tutto questo, con la disoccupazione e la precarizzazione così largamente esistenti nel nostro Paese? Sono domande che bisognerà porsi, cessata la fase più emozionale, non tanto alla ricerca dei colpevoli a tutti i costi, quanto per capire bene come si lavora e si produce e soprattutto come si fa prevenzione".
"Intanto - conclude Smuraglia - ai lavoratori, alle donne, agli uomini delle zone più colpite va la nostra solidarietà più sincera e più fraterna. Speriamo sinceramente che le scosse finiscano o, se proprio dovessero esserci per ragioni fisiche, restino a livelli modestissimi, tali da recare disagi e paura, ma non effetti disastrosi. In questo senso, siamo tutti col fiato sospeso, auspicando davvero che tutto sia finito, che ci si possa mettere a riparare i danni e a ricostruire, senza ulteriori drammi (purtroppo, ce ne sono stati già troppi)".