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La morte di Cossutta. Anpi in lutto

È morto ieri, 14 dicembre, a Roma, Armando Cossutta, storico dirigente del Pci e vicepresidente nazionale dell'Anpi. Aveva 89 anni. Lo scorso agosto aveva perso la moglie Emilia, alla quale era legato da oltre 70 anni. Fu segretario del Pci milanese e lombardo, per entrare poi in Parlamento nel 1972, restandovi fino al 2006.
Dopo la trasformazione del Pci, aveva fondato Rifondazione comunista e poi il Pdci. La camera ardente sarà allestita, domani 17 dicembre, in Senato, nella sala dedicata ai caduti di Nassiriya. Alle 14 la commemorazione. Tra i vari interventi che si succederanno, quello di Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell'Anpi.

Il cordoglio dell'Anpi

La Presidenza e la Segreteria nazionale dell'ANPI hanno appreso con immenso dolore della scomparsa dell'amico, partigiano e generosissimo dirigente dell'Associazione, Armando Cossutta.

Figlio di un operaio di origine triestina che lavorava alla Marelli di Sesto San Giovanni, Cossutta, nel 1943, si è iscritto al Partito Comunista Italiano. Subito dopo l'armistizio è entrato nelle Brigate Garibaldi. Catturato e condannato alla fucilazione, si salvò soltanto perché i militi del plotone d'esecuzione (come racconta nel libro autobiografico “Una storia comunista”, edito nel 2004, dalla Rizzoli), spararono in aria.

Dalla Liberazione ha dedicato tutta la sua vita alla politica senza mai distrarsi un momento dal battersi per dare corpo nel Paese a quegli ideali che avevano mosso ogni sua scelta: l'antifascismo e la Resistenza. Ha sempre avuto l'ANPI nel cuore, essendo presente nei tanti momenti che hanno marcato il cammino dell'Associazione, fino a diventarne prezioso braccio operativo e quotidiano dal 2008, anno in cui prestò un'opera decisiva per la riuscita della Prima Festa nazionale che si tenne a Casa Cervi e che vide un'affluenza di migliaia di giovani e una grandiosa attenzione mediatica. Nel 2009, divenuto Vice Presidente, si impegnò a fondo nell'avvio e nella concretizzazione della “nuova stagione dell'ANPI”, che portò l'Associazione ad essere presente con i suoi Comitati in tutte le province d'Italia. Indimenticabile anche il suo strenuo impegno per impedire che venisse approvato, sempre nel 2009, il famigerato progetto di legge 1360 che mirava a parificare i partigiani con i repubblichini di Salò. Confermato Vicepresidente a seguito del Congresso dell'aprile 2011, lo è rimasto fino alla morte, anche se nell'ultimo periodo non aveva più potuto dedicarsi pienamente all'amata Associazione.

Perdiamo con Armando una radice, uno sguardo lungo di civiltà e passione democratica, un punto fermo di responsabilità e amore per il Paese e la sua gente. Non lo dimenticheremo mai e mai smetteremo di additare il suo esempio alle giovani generazioni. Una commemorazione più ampia sarà effettuata dal Presidente Smuraglia nel Comitato Nazionale previsto per gennaio. Mandiamo, commossi, un fraterno e amichevole abbraccio a tutti i suoi famigliari, al cui dolore tutta l'ANPI partecipa col cuore e con l'affetto di sempre.

Il cordoglio dell'Anpi di Milano

Abbiamo appreso con profondo dolore della scomparsa di Armando Cossutta, partigiano,Vicepresidente dell'ANPI Nazionale, storico dirigente del PCI.
Vogliamo ricordarlo riportando uno stralcio del suo intervento del 1983, in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione del Ginnasio Liceo Carducci, al quale Cossutta era iscritto.
"Mi ero iscritto al Carducci - scrive Cossutta - alla quarta classe del Ginnasio nel 1940. Venivo da Sesto San Giovanni ogni mattina con il tram che svolgeva un servizio molto efficiente. Le ragazze che da Sesto venivano a Milano alle scuole superiori erano rarissime. E per la verità erano pochi anche i ragazzi, perché allora Sesto San Giovanni consisteva in un piccolo centro di 30 mila persone e i suoi abitanti erano quasi tutti operai. I figli degli operai facevano gli operai, dopo aver frequentato, per i casi più fortunati, qualche scuola professionale.
Ricordo questi particolari perché quando, più tardi, cercai dei contatti per svolgere un ruolo attivo nella lotta clandestina contro il nazifascismo,trovai a Sesto non poche difficoltà a entrare nell'organizzazione: ero uno studente, agli operai apparivo forse come un privilegiato, non uno dei "loro". Comunque, ad accettare la mia iscrizione al Partito Comunista fu una magnifica figura di operaio della Breda, Pietro Pazzaglia. Tutto questo avveniva verso la fine del 1943 quando avevo diciassette anni e frequentavo la seconda classe del Liceo classico. Una classe di prim'ordine. Dominavano la scena alcuni professori di alto valore. Fra essi ricordo con affetto Massariello, che insegnava italiano, Canesi per latino e greco, Mari per la matematica: professori severi e giusti e perciò rispettati e stimati da noi studenti. Fra i compagni di classe non mi fu difficile trovare rispondenza attorno agli ideali di libertà e di progresso che avevo abbracciati. Con altri studenti più anziani di qualche anno stabilii stretti rapporti clandestini. Scrivevamo volantini e li diffondevamo. E cominciammo a ricercare e a trasportare armi. Un giovane, sciagurato, fece la spia. Ed una notte, nei primissimi giorni del gennaio 1944, vennero a casa ad arrestarmi.
Seppi più tardi che c'era stata una grande solidarietà da parte dei miei compagni e dei nostri insegnanti del Carducci. Quanti furono interrogati non dissero nulla che potesse essermi di danno. L'insegnante d'Italiano, l'illustre professore Massariello, che in seguito seppi aderente al CLN, si affrettò a nascondere un mio tema in classe che poteva apparire troppo compromettente. Ero stato imprudente a scrivere quel tema, ma egli era stato coraggioso a chiedere a noi di commentare i famosi versi di Dante: "Libertà va cercando, che è si cara/come sa chi per lei vita rifiuta."
All'uscita dal carcere (dopo il duro isolamento nella cella del sesto raggio di San Vittore, le violente percosse, la finta fucilazione...) l'anno scolastico era per me ormai irrimediabilmente perduto. Decisi perciò di studiare per mio conto e tentare di affrontare direttamente l'esame di maturità. All'esame di autunno ritrovai in via Lulli i miei professori del Carducci, severi come sempre nel giudizio, ma affettuosi come non mai. Credo di aver fatto un buon esame. La mia esperienza al Carducci era finita."

Questa la toccante testimonianza di Armando Cossutta, studente del Liceo Carducci.
Ai familiari, agli amici, ai compagni, esprimo il profondo cordoglio e la vicinanza di tutta l'ANPI Provinciale di Milano.
Roberto Cenati, presidente ANPI provinciale di Milano.

ci.