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La Resistenza di Marietta

Una storia di Resistenza al femminile in pieno fascismo e nel profondo Sud.
Ossia la vita di Maria Dello Russo, vedova Chiapperini, com'era specificato nel manifesto di cordoglio nel giorno della morte: era il 5 gennaio 2002. Marietta, come tutti la chiamavano, aveva 88 anni e una vita intensamente vissuta. Per lei l'8 marzo non era un giorno, era tutto l'anno.
Personalità forte, a tratti rude, comunista orgogliosa e donna meridionale che vive i suoi anni con tutte le contraddizioni del tempo.
Anche nel modo di vestirsi. Di nero ma con al collo annodato un fazzoletto rosso.
Una figura quasi mitica per Terlizzi, paese agricolo della provincia di Bari, dove era nata il 7 agosto 1913.

La sua storia stata raccontata anche in un cortometraggio firmato da Donatella Azzollini, Giuseppe Volpe e Arianna Dello Russo (pronipote di Marietta) prodotto per celebrare il Primo Maggio 2013 - con interviste a parenti, amici, conoscenti - una festa che per Marietta contava molto, un simbolo di giustizia sociale, di eguaglianza. Che anno dopo anno ha continuato a organizzare con passione.
Lei era figlia del sottoproletariato agricolo all'inizio del secolo scorso. Suo padre era un "trainiere" insomma guidava i cavalli che venivano utilizzati per trasportare merci e persone nella Puglia contadina, che come nel resto d'Italia, ancora non conosceva la motorizzazione di massa.
Erano carri con due grandi ruote, da pianure assolate come quella del tavoliere. Che non tutti i contadini si potevano permettere. E che alla bisogna venivano affittati assieme all'autista.
Marietta si sposa presto. E col marito apre una drogheria. Che non dura molto. Sono tempi duri. Con la fame sempre in agguato. L'attività fallisce. La coppia assorbe il colpo ricominciando con una piccola attività di commercio ambulante.

Ma intanto per l'Italia di Mussolini arriva l'avventura coloniale. E la seconda guerra mondiale.
La vita è sempre più dura. Marietta scopre il mercato nero e comincia a vendere zucchero in casa.
È discretamente tenuta d'occhio dalla polizia. Non tanto per quel piccolo commercio che praticamente si svolge alla luce del sole. Marietta è iscritta al Pci. Partito, naturalmente, fuorilegge. E questo alle camicie nere preoccupa di più.

Fa parte di un gruppo formato essenzialmente da donne di Terlizzi e di Ruvo di Puglia. Incontri clandestini dove si decidevano azioni di sabotaggio contro la polizia fascista. È questa la Resistenza di Marietta.
Ma la scoprono. Viene accusata di sabotaggio. E scatta il mandato di arresto. Marietta lo viene a sapere e fugge a nascondersi nelle campagne terlizzesi. Ma il carcere lo evita per poco.
Si oppone alla cattura di un ragazzo che stava rubando delle mandorle. E così viene accusata anche di oltraggio a pubblico ufficiale. Per lei si aprono le porte delle patrie galere del regime.
La guerra finisce e il fascismo di dissolve. Ma l'impegno di Marietta continua. Nel Pci, naturalmente, guardano sempre a Di Vittorio.

Quando Achille Occhetto scioglie il Pci e fonda il Pds qualche certezza traballa.
Crea un presidio democratico e lo intitolo all'amato Enrico Berlinguer. Vendeva caramelle e birre per pagare l'affitto del locale ed esorcizzare la «scissione» del vecchio Pci.
Durante le campagni elettorali, nella sezione raccoglieva e distribuiva materiale propagandistico tanto dei Ds che di Rifondazione comunista.
Continuava a vestirsi di nero e ad annodarsi al collo un fazzoletto rosso.

La resistenza di Marietta non è mai finita. Quando muore la sezione di Rifondazione comunista e quella dei Ds, divise solo da una strada, espongono le bandiere a lutto.

Eliana Barile

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