"Laila", una vita per la libertà
Per non dimenticare “Laila”
In questi due giorni dalla scomparsa di Laila, per noi inaspettata e crudele, anche se lei ci aveva preparato a questo evento e lo ha affrontato con la forza d’animo, la dignità e il coraggio che la caratterizzavano, abbiamo tanto parlato di lei, con i familiari, gli amici e le amiche dell’Anpi, con le tante persone che hanno voluto renderle omaggio.
Ciascuno ha portato un suo ricordo di Laila, un episodio, un evento della sua vita straordinaria, un tratto del suo carattere.
Tanti sono i messaggi venuti anche da ogni parte d’Italia, tanti i pensieri lasciati per ringraziarla, per testimoniarle l’affetto, la stima, l’ammirazione, per dirle addio, per ricordare il suo ruolo nella storia di questa nostra terra, nella storia dell’antifascismo e della Resistenza e soprattutto nella storia delle donne. E tante sono state in questi anni le sue testimonianze, e anche le riflessioni su di lei, sulla sua vita.
Ci sarà il tempo per ricomporre questi contributi, dovremo riflettere con più distacco sul ruolo di Laila e sul ruolo delle donne reggiane nel passaggio cruciale dal fascismo alla conquista della libertà, sul processo di evoluzione e di crescita che ha portato le donne a conquistare dignità, autonomia, una nuova idea di se stesse. Laila ha incarnato in modo emblematico e simbolico questa evoluzione, questa maturazione che è stata anche sua personale e che l’ha portata dalla scelta, ancora giovanissima, della Resistenza all’impegno sociale e politico cui ha dedicato la sua vita.
Ricordiamo il percorso che la compiuto: prima, ancora giovanissima, la scelta della Resistenza, come partigiana combattente col grado di sergente maggiore e come organizzatrice dei gruppi di difesa della donna, e poi, dopo la Liberazione, il faticoso ed esaltante impegno come dirigente politica e sindacale per organizzare le donne lavoratrici, le operaie, le lavoranti a domicilio, perché acquistassero coscienza dei propri diritti e infine l’ impegno senza risparmio nell’Anpi per testimoniar la sua esperienza alle nuove generazioni e trasmettere loro la memoria della conquista e della costruzione della democrazia.
Sì, dovremo riflettere e ricavare stimoli ed insegnamenti da questa vita straordinaria.
Ma oggi è il tempo del dolore, del rimpianto e della commozione perché la perdita è grande e grande il vuoto che ha lasciato. Abbiamo perduto una compagna ed una amica che ammiravamo, che amavamo e che ci voleva bene, che c’era sempre, con un consiglio, una proposta, con la sua stessa presenza fisica.
Laila non si è mai risparmiata: troppo grande era in lei la moralità, l’etica della responsabilità e la passione politica, troppo profonda la sua fede antifascista e radicato in lei il segno della esperienza che aveva vissuto come partigiana, il ricordo dei compagni perduti, delle sue compagne di lotta e il dovere di non dimenticare nessuno e nessuna di loro.
L’ultima volta che ha voluto partecipare ad un evento pubblico è stato il 6 ed il 14 ottobre, per le iniziative a Cadelbosco Sopra e a Villa Seta in ricordo dell’Adunata sediziosa, una delle prime manifestazioni antifasciste che già nel 1941 vide un migliaio di donne in gran parte braccianti manifestare in piazza per il pane e per la pace .
Già la malattia avanzava ed era sofferente, ma ha voluto essere ugualmente presente e prima aveva sollecitato i compagni dell’Anpi di Cadelbosco perché ricordassero degnamente questo episodio, si era preoccupata perché l’evento avesse il giusto rilievo nella rivista nazionale dell’Anpi: Patria.
Questa era Laila: ciò che era giusto, doveva essere fatto e implicava un’assunzione di responsabilità personale.
Per questo, se le chiedevamo di fare qualcosa, di essere presente a un’iniziativa, di fare un intervento, lei c’era sempre anche se le costava.
Tante di noi ricordano i suoi interventi alla ultima Assemblea dello SPI, all’incontro di 'Se non ora quando' o all’Università durante una lezione sulla storia delle donne.
Specie negli ultimi tempi sentiva l’urgenza, il dovere e la necessità della testimonianza, dell’ esserci in prima persona, sentiva l’assillo di trasmettere ai giovani e alle ragazze il senso della sua esperienza.
Non raccontava solo di se stessa,ma voleva che fosse conosciuta ed apprezzata nel suo giusto valore la storia delle donne che avevano fatto in tanti modi diversi, ma con valori comuni, la Resistenza. Non si stancava di insistere perché nessuna di quelle donne, spesso umili e sconosciute, fosse dimenticata.
In quante scuole è andata Laila, a quante manifestazioni ha partecipato,a quanti incontri con le delegazioni straniere! Eppure questo impegno le costava un grandissimo sforzo perché la malattia avanzava e sentiva che il suo tempo stava finendo. Laila non si è mai arresa alla malattia, perché non era abituata ad arrendersi, ma era perfettamente consapevole che la vita ha il suo ciclo e si era preparata all’evento estremo.
Ha voluto congedarsi da ciascuno e ciascuna di noi con un ricordo, un pensiero, un messaggio, lasciando qualcosa di sé stessa.
È stata l’anima, il cuore, la memoria del nostro Coordinamento femminile: era convinta della necessità di un lavoro autonomo delle donne nell’Anpi, è sempre stata con noi in questo percorso, ci ha sostenuto, aiutato, consigliato, a volte, se lo riteneva giusto, criticato, ma quello che conta è che la sentivamo vicina e solidale, sempre dalla nostra parte.
Dietro la corazza di donna forte ed indomita, nascondeva una umanità e sensibilita mai esibita, ma profonda e vera: la fedeltà al suo amore partigiano perduto e mai dimenticato; i gesti di amicizia, di generosità, vicinanza e solidarietà di cui era capace, che tante di noi possono testimoniare e che restano nel nostro cuore e nella nostra memoria come doni preziosi.
Laila amava le cose belle, vestiva con gusto (la ricordate col suo basco un po’ sbarazzino?), le piaceva donarci i suoi vasetti di marmellate o di castagne sotto spirito. Amava la natura e soprattutto le montagne del nostro Appennino, dove aveva combattuto da partigiana e dove tornava sempre. Erano il suo buen retiro, lì poteva finalmente respirare, lì era vicina alla sua giovinezza e ai suoi compagni di lotta e lì stava bene. E per sua volontà lì su quei monti saranno sparse le sue ceneri.
Questa è stata Laila. Ricordiamola ora in quella bella foto da ragazza pubblicata nel bel libro “Storia di una donna del Novecento: la fatica della libertà". Ricordiamola, sorridente e commossa, in un momento lieto: alla festa per il suo novantesimo compleanno, circondata dall’affetto delle donne dell’Anpi, delle associazioni e delle istituzioni. Ricordiamo il messaggio che non si stancava mai di ripetere e che ci ha ricordato anch nella cerimonia in sala Tricolore per la menzione ricevuta in occasione del premio "Le reggiane per esempio": Nulla ci è stato regalato, tutto è stato conquistato con fatica, impegno ed amore ed ora tocca a voi preservarlo e difenderlo.
Sì, cara Laila, non lo dimenticheremo e non ti dimenticheremo.
Eletta Bertani per l'Anpi provinciale di Reggio Emilia