L'editoriale/ Auguri in tempo di crisi
Arriva l'anno nuovo in una strana atmosfera, quasi un mix di speranze e angosce. Sarà l'altalena dello spread, sarà la recessione, saranno le tasse, sarà che in molte famiglie il fantasma della disoccupazione è purtroppo convitato vero, sarà che lo spettacolo della politica non invita all'ottimismo, sarà quello che volete, ma se l'addio al 2011 non induce alla nostalgia, l'arrivo del 2012 fa fatica perfino a concedersi al rituale ottimismo di Capodanno.
La nave Italia è al centro di una tempesta che ha spazzato via le pie e interessate illusioni seminate per anni da un governo diviso e inefficace. I mercati finanziari ci hanno costretto ad aprire gli occhi sul vero stato delle casse dello Stato, e il presidente Giorgio Napolitano, pilotando una inevitabile crisi di governo, ci ha costretto a prendere atto del fallimento di una classe dirigente.
Ne usciremo? È questa la domanda che abbiamo tutti in fondo al cuore.
Una domanda che forse era la stessa che si facevano molti italiani mentre infuriava quella seconda guerra mondiale che dei regimi tirannici avevano scatenato provocando immensi lutti e immani distruzioni.
Allora, grazie a una leva di italiani con la schiena dritta e l'anima pulita, la ricostruzione morale ed economica della nazione fu avviata e fatta marciare sui binari della democrazia.
Anche oggi non ci sono altre strade. Senza retorica, occorre riprendere il filo di quella bella Italia che aveva le idee chiare su quello che desiderava: la pace e la democrazia, innanzitutto, ma anche pane e giustizia sociale.
Un passato che è stato fatto dimenticare in una sciagurata corsa a un revisionismo che non puntava a una onesta rivisitazione storica bensì a un prosaico bottino elettorale.
Quella memoria va ora riconquistata. Per salvare di nuovo l'Italia.
Michele Urbano