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Milano, il politecnico ospita un convegno di camicie nere

L'ANPI Provinciale di Milano giudica estremamente grave l'autorizzazione concessa dal rettore del Politecnico di Milano allo svolgimento, all'interno dell'università, di un convegno, promosso dal gruppo nazi-fascista Alpha, organizzazione giovanile di Lealtà e Azione, associazione di estrema destra che si ispira al pensiero di Leon Degrelle, generale delle Waffen SS e di Corneliu Codreanu, fondatore nel 1930 della Guardia di Ferro rumena, movimento ultra-nazionalista e antisemita.

All'iniziativa organizzata venerdì 17 gennaio 2014 sono stati invitati Claudio Mutti, a lungo collaboratore di Franco Freda e relatori antisemiti e negazionisti.

"Riteniamo - sottolinea Roberto Cenati, presidente ANPI provinciale di Milano - che non possa esserci spazio a Milano, Città Medaglia d'Oro della Resistenza, per chi si richiama a ideologie neofasciste e neonaziste che si contrappongono ai valori della nostra civiltà fondata sulla libertà, sul rispetto della persona umana e sull'uguaglianza. È inoltre inaccettabile che il convegno, gravemente lesivo dei valori su cui si fonda la nostra democrazia, abbia avuto luogo e sia stato autorizzato proprio all'interno del Politecnico di Milano, luogo di eccellenza nel campo del sapere, della cultura, della conoscenza e noto per la sua opposizione al nazifascismo".

Notevole è stato, infatti, il ruolo del Politecnico di Milano durante la Resistenza

Al suo interno, tra gli altri, agì, prima di entrare in clandestinità nelle formazioni di Giustizia e Libertà, il prof. Mario Alberto Rollier, tra i redattori nel luglio del 1943 di un manifesto di docenti universitari che auspicavano il rinnovamento della vita accademica. Nella abitazione in via Poerio 37 a Milano, il 27 agosto 1943, Mario Alberto Rollier insieme a Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, Altiero Spinelli, Franco Venturi ed altri, fondò il Movimento Federalista Europeo. L'ateneo era diventato una base operativa, in collegamento col Comando Piazza di Milano, dell'insurrezione armata della città. Nei sotterranei vi era un centro radio clandestino, con radiotrasmittente e centralino telefonico.

Nei giorni dell'insurrezione nazionale il Politecnico era stato occupato militarmente dalla 116a Divisione Garibaldi e dal comitato delle Brigate Sap per una quindicina di giorni. In un'aula del Politecnico fu processato il 28 aprile 1945 il gerarca fascista Achille Starace.

Dopo la Liberazione numerosi docenti, espulsi dal Politecnico negli anni del regime fascista, tornarono all'insegnamento. Altri - ricorda Roberto Cenati - non poterono tornare come Gianfranco Mattei (cui è intitolata un'aula), dedicatosi, dopo l'8 settembre 1943 alla lotta armata. Fu arrestato nel febbraio 1944 con Giorgio Labò, studente di architettura di Milano, recluso nelle carceri di via Tasso a Roma, dove si suicidò, per non rivelare informazioni al nemico. Anche Giorgiò Labò fece una tragica fine: fu fucilato nel marzo 1944, un mese dopo la morte di Mattei. Non tornarono neppure Michelangelo Bohm, espulso a seguito della legislazione antisemita e Francesco Moschettini. Entrambi deportati trovarono la morte l'uno ad Auschwitz e l'altro a Mauthausen".

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