Aldo Lampredi
Militante socialista e poi, dalla scissione di Livorno, comunista, Lampredi fu arrestato con un gruppo d'antifascisti fiorentini, accusati d'attività comunista clandestina. Deferito al Tribunale speciale, l'ebanista (nonostante le accuse si riferissero a fatti avvenuti prima dell'emanazione delle leggi speciali del 1926), fu condannato nel 1927 a dieci anni e sei mesi di reclusione. Sconta la pena nelle carceri di Civitavecchia e di Pesaro. Nel 1932, Lampredi gode dell'amnistia e riesce ad espatriare clandestinamente in Francia. Scoppiata la guerra di Spagna accorre nelle Brigate Internazionali, occupandosi dell'addestramento dei volontari.
La sua esperienza d'organizzatore mise a frutto in Italia, subito dopo l'armistizio, coordinando i primi gruppi della resistenza armata in Friuli. Ispettore del Comando generale delle Brigate Garibaldi, "Guido" (questo il suo nome di battaglia), divenne quindi responsabile del Triumvirato insurrezionale veneto.
Come ufficiale del Comando generale del CVL e diretto collaboratore di Luigi Longo, assolse nel corso della guerra di liberazione a missioni militari e politiche di particolare rilevanza. Tra queste, il compito di eseguire, con Walter Audisio, la sentenza di morte decretata dal CLN Alta Italia nei confronti di Mussolini.
Dopo la Liberazione, Aldo Lampredi ha lavorato presso la Direzione del PCI, nel cui Comitato centrale è stato eletto al VII Congresso. Dal 1956 fu segretario della Commissione centrale di controllo del suo partito. È deceduto per un collasso cardiaco in Jugoslavia, dove si trovava per un periodo di vacanza.