Silvano Bacicchi
Di famiglia operaia, Bacicchi cresce nel rione Panzano di Monfalcone. Nel 1937, completate le scuole medie diventa apprendista meccanico ai Cantieri navali dove già avevano lavorato il padre e il nonno. «Un'esperienza fondamentale – come la definì lui stesso – per maturare la coscienza del suo stato sociale».
All'età di 18 anni è tornitore e nel 1942, mobilitato al lavoro obbligatorio, partecipa al suo primo sciopero. Il 26 maggio dell'anno successivo riceve la chiamata al servizio militare; viene inquadrato in Marina e inviato prima a Pola e poi a Livorno dove lo coglie l'armistizio. Riesce a rientrare a casa e prende contatti con la Resistenza isontina e i compagni del Partito Comunista clandestino, aderendovi nel 1944. Col nome di battaglia “Callisto Donda” opera nella Brigata Garibaldi Trieste e, dopo i rastrellamenti nazifascisti, combatte fino alla Liberazione in Slovenia, nella Brigata Garibaldi Fontanot, composta interamente da combattenti italiani. È congedato col grado di vicecommissario del II Battaglione.
Nell'autunno '45 intraprende la carriera politica in qualità di segretario della Gioventù comunista di Trieste. Sempre in prima fila quando si trattava di sostenere i princìpi e i diritti dei lavoratori, nel '46 è colpito da mandato di cattura degli Alleati per non aver obbedito all'ordine di revocare uno sciopero. Per sfuggire all'arresto è costretto a ripiegare nella zona B, a Capodistria. Lì però avendo preso posizione, all'interno del Cominform, a favore della risoluzione contro la Jugoslavia (1948), per evitare la repressione titoina fugge in barca a vela da Pirano a Grado.
Divenuto segretario del PCI triestino, sostiene la costituzione della Regione Friuli - Venezia Giulia e la sua autonomia tanto da essere eletto nel primo Consiglio regionale. Entra anche alla Camera dei Deputati e successivamente sceglie il Senato, riconfermato per tre volte dal 1972 al 1983. Bacicchi fu uomo della ricostruzione post-terremoto: a lui si devono i primi provvedimenti legislativi di emergenza per risollevare il FVG dal sisma del '76.
In seguito Silvano Bacicchi dedicherà ogni energia all'ANPI come Presidente del Comitato provinciale di Gorizia per 24 anni, dal 1985 al 2009, e componente della Presidenza onoraria nazionale fino alla scomparsa. Nel 2005, quando la facciata dell'edificio dove viveva con la moglie Norma Fumis venne imbrattata con le scritte “Banditen” e “Bacicchi in Risiera”, commentò: «Se si tratta di giovani, stanchi di sessant'anni di pace e democrazia, li invito a provare l'orrore di un conflitto augurandogli di tornare a casa sani e salvi, per capire cosa significa vivere sotto la guerra. Io in Risiera? Vadano loro, piuttosto, a visitarla. E anche ad Auschwitz».