Gianni Rocca
Era ancora studente quando, nell'inverno 1944-45, era entrato nella Resistenza. Il suo nome all'anagrafe era Giovanni, ma per i suoi compagni della 105a Brigata Garibaldi, quel partigiano poco più che ragazzino era divento "Gian". E Gianni sarebbe rimasto, dopo la Liberazione, per tutti e nella professione di giornalista, che avrebbe cominciato all'Unitàdi Torino e, dopo passaggi a Paese Serae al Giorno,avrebbe concluso come condirettore, con Eugenio Scalfari, di quella Repubblicache ha contribuito a fondare.
Di Gianni Rocca, "intellettuale e storico della Resistenza" - come lo ha definito il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, ricordando il suo "giornalismo autorevole e rigoroso" - rimangono il ricordo del suo costante impegno democratico e i saggi storici, uno dei quali Cadorna, sul primo conflitto mondiale e sulla catastrofe di Caporetto, vinse nel 1985 il "Premio Comisso". Seguirono poi: Fucilate gli ammiragli(del 1987), Stalin, quel "meraviglioso georgiano"(del 1988), I disperati: la tragedia dell'aeronautica italiana nella Seconda guerra mondialee, del 1993, Avanti Savoia! Miti e disfatte che fecero l'Italia. Nel 1997, Rocca aveva ripreso a collaborare all'Unità.Di quell'anno sono le ventisei dispense Gli anni della Prima Repubblica - Cinquant'anni di storia italiana, raccontati da Gianni Rocca.