Agostino Priuli
All'età di 15 anni, rimasto orfano di padre, aveva dovuto interrompere gli studi regolari, per contribuire al mantenimento dei fratelli minori. Trovò lavoro prima a Milano e poi a Roma e riuscì con grande impegno a proseguire gli studi, sino a che non fu chiamato di leva. Arruolato in Aeronautica e mandato come aviere di governo all'aeroporto di Caselle, Priuli vi conobbe lì quella che, al termine del servizio militare, sarebbe diventata sua moglie e con la quale si sarebbe trasferito a Torino, essendo stato assunto alla "Lancia".
Proprio alla "Lancia", dopo l'armistizio, entrò nella Resistenza, come comandante di distaccamento della I Brigata SAP. A Priuli fu assegnato l'incarico di provvedere alla riparazione e alla fabbricazione di armi da inviare alle formazioni partigiane. Alla bisogna, l'impiegato della "Lancia" si serviva di un'officina in via Valdieri (di fronte alla quale, oggi, una lapide ne ricorda il sacrificio), che aveva stretti rapporti di lavoro con la grande fabbrica automobilistica.
Tradito dall'amministratore dell'officina, Priuli fu sorpreso dai militi fascisti proprio nell'ufficio della piccola azienda. Rifiutò di svelare i nomi dei suoi compagni di lotta e fu eliminato sul posto.