Giovanni Carlo Odino
Aveva partecipato alla Prima guerra mondiale come sergente dei granatieri. Promosso sottotenente nel 1928, Odino era diventato capitano nel 1941. Una breve attività civile poi, nel 1943, il richiamo alle armi e l'assegnazione al campo di concentramento per prigionieri di guerra, allora in funzione a Gavi (Alessandria).
Dopo l'8 settembre 1943, l'ufficiale si diede alla macchia. Presi i primi contatti con alcuni dirigenti del CLN di Genova, nel gennaio del 1944 Odino organizzò la prima "Brigata autonoma militare", della quale assunse il comando col nome di battaglia di "Italo". Con molti suoi partigiani, "Italo" cadde nelle mani dei nazifascisti durante un massiccio rastrellamento che, il 7 aprile del 1944, si concluse con la strage della Benedicta. Odino sopravvisse alla strage, ma soltanto per essere fucilato poco più di un mese dopo.
La MdO alla sua memoria reca questa motivazione: "Patriota di sicura fede, dopo l'armistizio fu ardente animatore e valente organizzatore della resistenza armata nella Liguria. La " Brigata autonoma militare " da lui creata e comandata, fu sempre di esempio per fede, per disciplina e per efficienza combattiva. Caduto, dopo strenua resistenza, in mani nemiche, tentò generosamente di salvare i dipendenti rivendicando per sé ogni responsabilità. Costretto ad assistere all'eccidio di un centinaio dei suoi uomini, fu esemplare per fierezza di comportamento e per la dignità e il coraggio che seppe infondere nei martiri. Risparmiato, insieme al giovane suo figlio, allo scopo di strappargli rivelazioni e delazioni, fu sottoposto a lunghe torture fisiche e morali, ma nulla rivelò, imponendosi, anzi, all'ammirazione degli stessi barbari carnefici tedeschi. Fucilato per rappresaglia sul colle del Turchino, chiuse da forte la nobile vita nel pensiero e nel nome della libertà e della Patria".
Dopo la morte di Odino, la "Brigata autonoma" ricostituita assunse il suo nome. Nella Capitale hanno dedicato una strada al valoroso comandante partigiano.