Antonio Spazzoli
Repubblicano interventista, partecipò volontario alla prima Guerra mondiale, ritornandone mutilato e pluridecorato. Nell'immediato dopoguerra fu anche volontario fiumano e poi fascista, avendo creduto nei programmi rivoluzionari e repubblicani di Mussolini. Ma già nel 1925 finì in carcere come organizzatore di "movimenti sediziosi". Sino al 1930 fu elencato tra i "sovversivi" nel Casellario politico centrale, poi, durante il regime, si tenne in disparte. Uomo d'azione, dopo l'armistizio fu tra i più dinamici organizzatori della Resistenza in Romagna, impegnandosi soprattutto nella produzione di stampa repubblicana clandestina, nel mettere in salvo ufficiali anglo americani fuggiti dai campi italiani di prigionia, nella raccolta di armi. La sua attività più preziosa fu però l'organizzazione di un servizio informazioni con radio clandestine collegate con gli Alleati. Arrestato una prima volta, Spazzoli riuscì ad evadere e a riprendere l'attività sul Colle del Carnaio, sino a che, nei primi giorni dell'agosto del 1944, fu sorpreso durante un incauto rientro nella sua casa. Rinchiuso nel carcere di Forlì, resistette stoicamente alle torture, ma quando i fascisti catturarono Arturo Spazzoli, suo fratello, la sorte di Antonio Spazzoli fu segnata. Per i fascisti, la cattura di Arturo e degli altri tre partigiani della formazione "Corbari", fu la conferma che gli Spazzoli erano tra i loro più temibili avversari. Prelevarono Antonio dalla sua cella, lo portarono in Piazza Saffi, lo fecero sostare sotto i cadaveri appesi ai lampioni di Arturo e dei suoi compagni, poi portarono Antonio sulla strada di Ravenna, per trucidarlo dove tutti lo conoscevano.