Pio Borri
È durata soltanto due mesi la lotta contro i nazifascisti di questo giovane grossetano che l'8 settembre del 1943 si trovava ad Arezzo, dove era stato mandato di leva per essere arruolato nella milizia fascista. Con l'armistizio, Borri abbandonò il reparto e, invece di tentare di tornare a casa, si rifugiò nel Casentino dove, in pochi giorni, riuscì a raggruppare militari sbandati e civili formando due gruppi di resistenti che però disponevano di pochissime armi. Lo studente risolse il problema organizzando un audace colpo di mano, che riuscì pienamente, contro una caserma. Poche settimane dopo, mentre scortava un autocarro che, da Arezzo, doveva portare viveri e rifornimenti alle bande partigiane operanti nella zona, Borri incappò in un posto di blocco tedesco. Catturato, fu eliminato sul posto. Il suo corpo crivellato di colpi fu abbandonato in un fosso e recuperato soltanto alcuni giorni dopo.