Giuseppe Berti
Giovane socialista, fondò in Italia la rivista “Clarté”. Passato nel 1921 al Parito comunista divenne segretario di quella Federazione giovanile e direttore del settimanale “L'Avanguardia”. Nel 1923 fu sottoposto a giudizio nel processo ai membri del Comitato Centrale del Partito comunista.
Nel 1926, redattore de “l'Unità”, fu inviato al confino quando furono approvate le Leggi eccezionali contro la libertà di stampa.
Passato da Ustica a Ponza, a Pantelleria, Berti fu liberato nel 1930. Espatriato clandestinamente in Francia, entrò a far parte del Centro estero del suo partito, del quale fu responsabile sino all'occupazione tedesca della Francia.
Riparato negli Stati Uniti, Berti vi diresse, dal 1941 al 1942 il mensile “Stato operaio”. Rientrato in Italia dopo la Liberazione, nel 1948 fu eletto deputato per il PCI, che lo candidò nella circoscrizione Palermo-Trapani-Agrigento. Rieletto alla Camera nel 1953, nella Legislatura successiva divenne senatore.
Ha lasciato diversi saggi politici tra cui “Russia e Stati italiani nel Risorgimento”.
È stato il primo segretario dell'Associazione Italia URSS; animatore della rivista “Società”, ha curato per la Feltrinelli l'edizione critica delle carte dell'archivio Tasca.
Ebbe due figlie: Vinca nata dal matrimonio con Maria Baroncini e Silvia dal secondo matrimonio con Baldina Di Vittorio.
È stato stroncato da una crisi cardiaca.