Celso Strocchi
Non nascondeva le sue idee antifasciste e per questo era stato denunciato da un compagno di lavoro e incarcerato. Uscito di prigione dopo la caduta di Mussolini, Strocchi era entrato nel Partito comunista clandestino e, dopo l’8 settembre 1943 si era dato a recuperare armi, che sistemava nell’officina che aveva in casa, per distribuirle alle prime formazioni della Resistenza che si andavano organizzando nel Ravennate.
Entrato a far parte di uno dei primi GAP cittadini, Strocchi fu protagonista delle iniziali azioni armate in città. Il 24 ottobre 1943 era con Mario Gordini quando i gappisti compirono, nel pieno centro di Ravenna, l’attentato al console della Milizia, Michele Troiano. Il fascista fu ferito ma si salvò; da quel momento cominciò senza soste la caccia ai gappisti.
Il primo a cadere nelle mani dei fascisti repubblichini fu proprio Celso Strocchi. Portato nella sede della Federazione fascista di Ravenna, l’operaio fu sottoposto a pesanti interrogatori (quando il suo cadavere fu trovato il 13 dicembre, il volto era irriconoscibile per le percosse), ma non disse nulla che potesse mettere i suoi aguzzini sulle tracce degli altri gappisti. Quando i fascisti capirono che Strocchi non avrebbe parlato, lo eliminarono con un colpo di pistola alla nuca, ne infilarono il corpo in un sacco e se ne liberarono buttandolo in un fosso.
In onore di Celso Strocchi, nel 1944, ad un distaccamento della XXVIII Brigata Garibaldi “Mario Gordini” fu dato il nome dell’eroico gappista, del quale si dice nel libro di Gianfranco Casadio e Rossella Cantarelli, stampato nel 1980 col titolo “La Resistenza nel Ravennate”. Di Ivano Artioli, l’ANPI di Ravenna ha pubblicato, nel 2007, “Gli anni di Celso,un compagno racconta”.