Silvano Grazia
Per dissapori in famiglia si era allontanato dalla sua casa di Roma, dove abitava in via Allemani. Aveva risalito fortunosamente la Penisola e, dopo una sosta in un fattoria in Toscana, era riuscito a raggiungere il Piemonte e i partigiani della IV Divisione Garibaldi. Era il dicembre del 1944 e "Romano", come aveva scelto di chiamarsi, fu inquadrato nella 80ma Brigata "Peroglio". Con i suoi compagni il ragazzo partecipò alla liberazione di Torino, ma morì quando la vittoria contro i nazifascisti pareva ormai avvenuta. Fu dilaniato da una bomba tedesca con altri due giovanissimi partigiani torinesi (Mario Borghi e Luciano Amone, rispettivamente del 1930 e del 1928), mentre passavano in corso Oporto. Silvano Grazia morì, poche ore dopo l'esplosione, all'Ospedale militare di Torino. Sul luogo della tragedia (oggi corso Matteotti, 9), una lapide ricorda i tre ragazzi. La morte di Silvano ha ispirato un racconto ad Alessandro Grazia.