Franco Venturi
Studente al Liceo "Massimo D'Azeglio" di Torino era entrato in contatto con i gruppi antifascisti clandestini e, in particolare, con quello di "Giustizia e Libertà". Era già all'Università quando, nel 1932, fu arrestato dall'OVRA per attività antifascista. Quando fu rilasciato, emigrò in Francia al seguito del padre Lionello.
Iscritto alla Sorbona, Franco riprese a Parigi i contatti con molti degli antifascisti che vi si erano rifugiati (tra i quali Aldo Garosci, Mario Andreis, Fausto Nitti). Soprattutto importante è l'incontro con Carlo Rosselli, che determina l'adesione piena di Venturi a "Giustizia e Libertà".
Dopo l'arrivo a Parigi delle truppe del III Reich, Franco (che non è partito subito con i famigliari per gli Stati Uniti), tenta di raggiungerli dal Portogallo ma, in Spagna, è riconosciuto da una spia e arrestato. Per circa un anno e mezzo langue in un carcere franchista (da questa esperienza, connotata dalla mancanza di cibo, mutuerà poi il nome di battaglia "Nada"), quindi è consegnato alla polizia italiana. Due mesi di carcere a Torino, poi il confino a Monteforte Irpino (Avellino) e ad Avigliano (Potenza).
Dopo la caduta di Mussolini, il giovane azionista torna a Torino ed assume la direzione di tutta la stampa clandestina del PdA. Particolarmente importante Voci d'Officina, che segue le lotte operaie e il dibattito tra i partiti della Resistenza. Venturi si sposta da un centro all'altro del Piemonte, dove i partigiani si battono contro i nazifascisti. Poi dopo la Liberazione, l'inizio del disimpegno politico, anche se, dal 24 agosto 1945 al 28 aprile 1946, dirige il quotidiano torinese Giustizia e Libertà e se accetta l'incarico di addetto culturale all'ambasciata italiana di Mosca.
Nel 1950 Franco Venturi torna dalla Russia, dopo aver vinto il concorso per la cattedra di Storia medioevale e moderna a Cagliari. Vi insegna tre anni, quindi passa all'Università di Genova e di qui, nel 1958, il trasferimento all'Università di Torino, dove insegna Storia moderna sino al 1984. Nel 1989 la nomina a professore emerito dell'Ateneo torinese. Dal 1959 (dopo la morte di Federico Chabod e fino alla propria scomparsa), Franco Venturi ha diretto la Rivista storica italiana. I suoi studi sono stati particolarmente orientati al Populismo russo e all'Illuminismo. Tra le sue opere: Le origini dell'Enciclopedia del 1948, Il populismo russo del 1952 e, del 1972, Utopia e riforma nell'Illuminismo. L'editore Einaudi ha pubblicato postumo il volume La lotta per la libertà.
Una "Associazione Franco Venturi", che si propone di promuovere i valori fondanti della nostra Costituzione, è molto attiva ad Avigliano. All'illustre studioso antifascista è intitolata una "Borsa di studio" dell'Università di Torino.