Renato Giorgi
Renato Giorgi si laureò in storia e filosofia e fin da studente aderì al movimento clandestino antifascista Giustizia e Libertà. Insegnante di lettere in una scuola di Cortina d'Ampezzo, alla vigilia della Seconda guerra mondiale venne richiamato alle armi e successivamente inviato a combattere sul fronte russo.
Partecipò così alle vicende del corpo di spedizione italiana (ARMIR) nella steppa russa, decimato dalla Resistenza sovietica e dal tremendo gelo. Salvatosi dalla tragica ritirata, riuscì a tornare in Italia e fu trasferito a Parma come comandante del servizio di sicurezza militare degli uffici pubblici.
Dopo il 25 luglio 1943 e l'armistizio dell'8 settembre, guidò uno scontro contro gli invasori tedeschi. Rientrato a Bologna dopo la dispersione delle forze armate italiane, nell'autunno successivo entrò a far parte del partito d'Azione e nella primavera '44 fu inviato a Castel d'Aiano dove partecipò all'organizzazione delle formazioni partigiane. Nell'estate seguente passò nel Frignano (in provincia di Modena) dove fu uno dei principali collaboratori di Mario Ricci “Armando” nella costituzione della Repubblica di Montefiorino, liberata dall'occupazione nazifascista per alcuni mesi. Partecipò poi ai principali combattimenti contro i tedeschi nella zona di Monchio, dove con il nome di battaglia “Angelo” assunse il comando del Gruppo Brigate Est-Giardini, forte di 650 unità. Nell'autunno 1944 ebbe l'ordine di avvicinarsi a Bologna in vista di un'imminente Liberazione della città. Dopo l'annuncio che gli “alleati” avevano interrotto l'avanzata e invitato le formazioni partigiane a sciogliersi in attesa della primavera, guidò i suoi uomini verso sud, attraversando le linee di guerra a Lizzano in Belvedere, dove le sue brigate riarmate e riorganizzate in 2.500 uomini, confluirono nella Divisione “Modena Armando”. Nell'inverno 1944-'45 pur colpito da grave malattia contratta per cause belliche, restò in linea e partecipò a tutti i combattimenti contro i tedeschi fino alla Liberazione. Nella Bologna liberata fu nominato rappresentante del PdA nel Comitato di Liberazione Nazionale dell'Emilia Romagna. Riconosciuto partigiano, capo di Stato Maggiore della Divisione Modena dal 1° ottobre 1943, grande invalido di guerra, dopo aver rifiutato due volte la Medaglia d'Oro al Valor Militare – secondo lui spettava solo ai Caduti – accettò quella d'Argento.
Giorgi svolse nel dopoguerra un'intensa attività politica e ricoprì incarichi nell'ANPI. Trasferitosi a Sasso Marconi, fu eletto Sindaco e restò in carica per nove anni, dal 1956 al '65, mantenendo alti i suoi ideali di giustizia, libertà, dignità e contribuendo alla realizzazione dell'acquedotto e del metanodotto della città. All'impegno civile ha affiancato l'attività di intellettuale e scrittore: oltre a una traduzione dal latino arcaico del Malleus maleficarum (Il martello delle streghe) e a diversi racconti e romanzi sull'esperienza partigiana, nel 1952 Renato Giorgi ha pubblicato il suo capolavoro, Marzabotto parla. Giunto a 14 edizioni e tradotto anche in tedesco, il libro racchiude cronaca e testimonianze dell'inaudita strage compiuta dai nazifascisti tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944. A dieci anni dalla scomparsa è stato istituito a suo nome un premio nazionale di poesia, mentre il Comune di Sasso Marconi per onorare la sua figura di sindaco, letterato e combattente per la libertà gli ha dedicato una via nella frazione di Borgonuovo.