Antonio Strani
Lavorava a Trieste, dove si era sposato e aveva avuto una figlia. Dopo l'armistizio il giovane operaio era entrato nella Resistenza. Inquadrato nella Brigata Garibaldi "Trieste", Strani divenne il commissario politico del 1° Battaglione. Tornò ad esserlo quando, arrestato, deportato, evaso, riuscì a rientrare nella sua formazione. Cadde nuovamente nelle mani dei tedeschi e, nella primavera del 1945, fu rinchiuso nel lager della Risiera. Il giorno prima di essere fucilato, dalle carceri del Coroneo dove era stato portato, riuscì a mandare alla madre un biglietto che diceva: "Se sarai in tempo corri con la Thea e la piccola a supplicare le SS che mi lascino in vita. Divento pazzo, fucilano ogni giorno. Sono impazziti.Mamma cara perdonami se ti ho fatto tanto soffrire, chiedo perdono anche alla moglie e alla mia cara bambina. Che Iddio vi benedica tutti. Sono pazzo, non ne posso più e non mi lasciano vedervi per l'ultima volta. Mamma mia, mamma mia, vivi tu per la mia bambina.Perdonatemi tutti ma non sono mai stato cattivo, il mio cuore non è cattivo. Il mio ultimo pensiero sarà per voi.Vi benedico tutti. Il tuo figlio che ti vuol tanto bene".