Louis Chabas
Unico sopravvissuto di una famiglia di ebrei sterminata dai nazisti, Louis aveva fatto parte, giovanissimo, del maquis del Vercors. Arrestato dagli italiani della IV Armata, il ragazzo era stato deportato a Fossano e rinchiuso in una caserma locale. L'8 settembre 1943, quando un gruppo di antifascisti di Dogliani aveva preso d'assalto l'edificio, Louis era tornato in libertà. Alla testa di una delle piccole formazioni partigiane operanti in Val Casotto, "Lulù" (questo il suo nome di battaglia), sarebbe diventato presto leggendario per le sue azioni di guerriglia, condotte con non più di quattro partigiani e portate vittoriosamente a termine, spesso da solo. Proprio questo suo modo di combattere i nazifascisti (il giovane partigiano francese era anche stato definito "la Primula rossa delle Langhe"), avrebbe causato, quando ormai la Liberazione era alle porte, la morte di Louis Chabas. Una sera, infatti, "Lulù" decide di compiere uno dei suoi temerari colpi a Bene Vagienna. Indossa una divisa da ufficiale nazista (può farlo perché conosce molto bene il tedesco e ha già sperimentato con successo il sistema) e, al buio, attende in auto di entrare in azione. Il caso vuole che, sul luogo dell'appostamento, passi una ronda di una formazione di Giustizia e Libertà. I partigiani GL vedono la macchina con un ufficiale tedesco, intimano il "chi va là!" e, appena "Lulù" si muove, sparano. Il funerale di Louis Chabas fu un triste momento di unità e riappacificazione tra formazioni partigiane, spesso rivali nella zona.