Giacomo Prandina
Cattolico fervente, era studente all'Università di Padova quando fu chiamato alle armi nel Genio. Passò poi all'Aeronautica come sottotenente di complemento. Al momento dell'armistizio - si era nel frattempo laureato in ingegneria elettrotecnica a Padova e in costruzioni meccaniche a Torino - Prandina si trovava presso il Comando della 2ª Zona aerea territoriale di Padova. Datosi alla macchia, il giovane ingegnere si diede all'organizzazione delle prime bande partigiane nel Vicentino e nell'alto Padovano, occupandosi in particolare dell'allestimento di campi d'aviolancio, ma partecipando anche con gran coraggio a molte azioni di guerriglia. Era commissario politico della Divisione partigiana "Vicenza" quando, il 31 ottobre del 1944, cadde nelle mani dei tedeschi, che lo torturarono a lungo senza riuscire a piegarlo. Deportato a Mauthausen e poi a Gusen, vi morì poco prima dell'arrivo degli Americani. Questa la motivazione della ricompensa alla memoria: "Di casa in casa, di paese in paese, ancora ricordato con commosso pensiero da quanti ascoltarono la sua parola, fu apostolo di fede che insegnò ai giovani, che scosse i dubbiosi. Le prime squadre partigiane dell'alto Padovano e del Vicentino furono da lui amorosamente curate e potenziate, i primi campi di aviolancio da lui impiantati, i primi servizi di raccolta notizie da lui organizzati. Uomo d'azione partecipò a centinaia di atti di sabotaggio, emergendo per ardire e sprezzo del pericolo. Arrestato subì disumane torture che, se piegarono il suo corpo, ne rafforzarono l'anima e mantenne spirituali rapporti con i compagni di fede che non volle spendessero per salvarlo energie e forze da riservare solo alla lotta per la Patria oppressa. Deportato in Germania e rinchiuso in un campo di annientamento, soccombette alla fame, agli stenti e alla pena che fino alla morte consumò il suo cuore in un'ardente fiamma di amore per la Patria lontana". A Giacomo Prandina è stata intitolata una strada di Vicenza.