Walter Suzzi
Nel settembre 1942, alla visita di Leva, era stato arruolato nella Marina Militare come "marò servizi vari" e inviato in congedo nell'attesa della chiamata della sua classe. Con l'armistizio, la chiamata della Marina non arrivò, ma l'impegno di Walter Suzzi era cominciato ben prima dell'8 settembre 1943. La casa della sua famiglia di antifascisti, a venti chilometri da Ravenna, era stata, infatti, per tutto il ventennio, base dell'organizzazione comunista clandestina ravennate e, dopo la caduta del fascismo, divenne per oltre otto mesi la sede del Comando provinciale partigiano. Quasi automatico, quindi, che il giovanissimo Suzzi entrasse subito a far parte, come comandante di distaccamento, dell'8a Brigata Garibaldi "Romagna", che operava sulle colline forlivesi. Nell'aprile del 1944 fu anche merito di Walter Suzzi se la Brigata "Romagna" riuscì - sia pure a costo di gravi perdite, ma infliggendone di ancor più pesanti - a sfuggire al rastrellamento compiuto da due divisioni tedesche sull'Appennino. Tornato in pianura, "Sputafuoco" (questo il nome di battaglia del ragazzo), cominciò ad operare contro i nazifascisti nel GAP ravennate. Dopo aver messo a segno numerose azioni, "Sputafuoco", il 16 luglio del 1944, fu catturato presso Porta Serrata di Ravenna. I fascisti, nonostante promesse e torture, non riuscirono ad ottenere da lui la più piccola informazione; dopo un'intera giornata di sevizie, portarono il ragazzo ormai agonizzante sul teatro della sua ultima azione e lo eliminarono. Il 18 aprile 1951, il Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, conferiva alla memoria di Walter Suzzi la Medaglia d'oro con la seguente motivazione: " Partigiano diciannovenne, animato da sicura fede e da alto spirito combattivo, si prodigò sin dai primi giorni nella lotta di liberazione molto distinguendosi per ponderata capacità di organizzatore unita a giovanile, irrefrenabile ardimento. Qualità queste ripetutamente dimostrate nel corso di numerose azioni di guerra. Particolarmente segnalata la sua attività di comandante del distaccamento di retroguardia dell'ottava Brigata "Romagna" durante il rastrellamento effettuato sull' Appennino Tosco-Romagnolo da due divisioni germaniche, attività accorta e risoluta che consentì lo sganciamento della formazione dopo avere subito gravi perdite ed averne inflitte di ben più gravi. Al ritorno da un'azione, come le innumerevoli altre brillantemente riuscita, cadde di sorpresa in mani nemiche. Barbaramente seviziato, tenne fiero ed esemplare contegno. Alla salvezza offertagli a prezzo della denuncia dei compagni, preferì lo strazio e la morte che incontrò da valoroso per la libertà della Patria" . Al suo giovanissimo eroe, la città di Ravenna ha intitolato una via.