Alberto Li Gobbi
“L’8 settembre 1943, pur sofferente per una grave ferita riportata in precedenti combattimenti, abbandonava la famiglia per raggiungere il proprio reggimento in lotta contro i tedeschi. Catturato e riuscito ad evadere, attraversava le linee di combattimento e si offriva volontario per un’importante, lunga e rischiosissima missione di guerra in territorio italiano occupato dai tedeschi. Durante un lungo eroico periodo, illuminato da purissima fede, prodigava il suo valore e la sua intelligenza ad organizzare e dirigere il movimento di liberazione della Patria, affrontando impavido il rischio di ogni ora e le certe insidie che lo avvolgevano e lo avrebbero travolto.
Durante un feroce rastrellamento nemico, caduto in combattimento un valoroso ufficiale comandante di una formazione partigiana, presso la quale in quel momento si trovava, assumeva senza esitazioni il comando del gruppo, ne riuniva gli elementi già duramente provati, riuscendo a sottrarli alla morsa nemica con azioni episodiche, condotte con decisione ed abilità ammirevoli.
Arrestato e trovato in possesso di documenti che costituivano inequivocabile condanna, fu sottoposto ad estenuanti interrogatori e ad inenarrabili torture. Ma il sentimento del dovere e dell’onore sorretti da sublime stoicismo, vinsero la ferocia teutonica: nessun segreto fu svelato, nessun compagno fu tradito. Avuta la possibilità di evadere vi rinunciava a favore di un compagno di lotta e di fede, la cui opera riteneva tornasse più vantaggiosa. Procrastinata la fucilazione cui era stato condannato, nei lunghi mesi di prigionia non manifestava debolezze, né recriminava la sua giovinezza sacrificata, lieto di averla donata alla Patria. Quando fortunate circostanze gli permisero di fuggire, riprendeva il suo posto di combattimento e si offriva di continuare ancora la sua missione. Fulgido esempio di assoluta dedizione alla Patria ed al dovere”.
Con questa motivazione, alla fine della Guerra di Liberazione, la massima onorificenza al valore si è aggiunta, sulla giubba dell’allora capitano di artiglieria Alberto Li Gobbi, a due Medaglie d’argento, due di bronzo e tre Croci di guerra, ottenute durante il secondo conflitto mondiale. Va ricordato che suo fratello, Aldo, morto sotto tortura a Genova il 1° aprile 1944, venne decorato con la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
Rientrato in servizio attivo dopo circa due anni di convalescenza, Li Gobbi ha fatto una brillante carriera militare. È stato, tra l’altro, insegnante di tattica alla Scuola di guerra, addetto militare a Washington (e qui ebbe una lunga consuetudine con Edgardo Sogno, col quale aveva militato nella “Franchi” e che poi affiancò nei preparativi del “golpe bianco”), a Città del Messico, a Panama e a Cuba.
Li Gobbi è stato anche comandante della 2a Brigata corazzata “Ariete”, della Brigata paracadutisti “Folgore” e della Forza mobile aerotrasportabile di pronto intervento della NATO in Germania. Successivamente ha rappresentato l’Italia nel Comitato militare della NATO a Bruxelles e, infine, ha comandato le Forze terrestri alleate del Sud Europa.
Lasciato il servizio attivo nel 1977, il Generale Li Gobbi – Presidente onorario della Associazione nazionale combattenti della Guerra di Liberazione – si è dedicato alla pubblicistica e, nonostante l’età ormai molto avanzata, alle celebrazioni della Resistenza.
Avendo favorito, tra il 1945 e il 1947, l’esodo di rifugiati e ebrei verso Israele con l’operazione “Alià Betth”, il primo ministro Rabin lo iscrisse nel “Libro dei Giusti”. Nel 1988 il generale era stato insignito a Milano dell’«Ambrogino d’oro».
In occasione dei funerali del generale, la Presidenza della Repubblica ha diramato un comunicato che dice: “Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appresa con commozione la notizia della scomparsa del generale di Corpo d'Armata Alberto Li Gobbi, Medaglia d'oro al Valor Militare, in un messaggio al figlio, Generale Antonio Li Gobbi, esprime il suo sentito cordoglio a tutti i familiari, ricordando "la insigne figura di uomo e valoroso combattente che ha servito l'Italia con mirabile onore e altissimo spirito di sacrificio. Durante la guerra di liberazione, catturato dai nazisti e sottoposto ad inenarrabili torture, non svelò mai i nomi dei suoi compagni di lotta, costituendo limpido esempio di dedizione alla patria, di alto senso del dovere e di impareggiabile coraggio e meritando con il suo nobilissimo comportamento la più alta onorificenza al valore").
La salma di Li Gobbi è stata tumulata nel piccolo cimitero di Oggebbio (oggi in provincia Verbania), il paesino di dove nel 1943 lui e il fratello mossero per partecipare eroicamente alla Resistenza.