Natale Olivieri
La motivazione del riconoscimento al valore del carabiniere Olivieri dice: "Comandante di squadra partigiana, durante un impari combattimento contro un forte reparto fascista, dava splendide prove di ardimento e coraggio. Dopo aspra lotta, in cui riusciva a sottrarre il suo reparto da sicuro annientamento, ferito, cercava rifugio in un centro abitato, occultandosi in un edificio. Ricercato, ma non scoperto dal nemico che lo aveva inseguito, informato del delittuoso proposito di incendiare per rappresaglia alcune case, si consegnava spontaneamente ai fascisti. Tradotto al capoluogo di provincia, veniva fucilato su pubblica piazza, eroica vittima della lotta per la libertà e fulgido esempio di generoso altruismo". Questo emulo di Salvo D'Acquisto, dopo l'armistizio era entrato nella Resistenza, partigiano della Brigata "Osella". Quando si consegnò per evitare rappresaglie contro i civili, fu trascinato da Biandrate a Novara, dalla "Squadraccia". È, appunto, la "Squadraccia" (la teppaglia di Vezzalini, Pasqualy e del boia Martino), che si incarica di fare giustizia sommaria, senza il rispetto di alcuna procedura legale, con la ferocia che contraddistingue questa banda di criminali. Natale Olivieri viene bastonato, preso a calci, vilipeso. Arrivato a Novara, è nuovamente torturato. Qualche ora più tardi, più morto che vivo, viene fucilato in piazza Vittorio Emanuele II° (ora Piazza Martiri della Libertà). Qui il suo nome è inciso, con quello di altri quattro patrioti massacrati, sulla lapide posta a terra, lungo il fossato del Castello. Il prof. Piero Fornara, che fu prefetto della Liberazione, ebbe modo di ricordare: "...attorno al cadavere di Olivieri pietà e odio, dolore e sarcasmi si susseguirono sino al tramonto. Le Ausiliarie danzano sopra il cadavere e gli cacciano i tacchi nella faccia, altri sono forzati a sputare sul morto...".