Angelo Signorelli
Aveva soltanto 17 anni quando, operaio alla Falck Unione di Sesto San Giovanni, Angelo Signorelli aveva partecipato, con il fratello Giuseppe, di due anni più vecchio, allo sciopero generale del marzo 1944 contro i fascisti e contro gli occupanti tedeschi ( per il sessantesimo anniversario di quegli scioperi aveva partecipato alle celebrazioni, a Sesto San Giovanni, anche il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi).
La protesta operaia del marzo ’44 si era conclusa da quattro giorni, quando a casa dei Signorelli si presentarono i militi fascisti, che arrestarono i due fratelli e li rinchiusero nel carcere di San Vittore. Da quel momento Angelo divenne un numero, come ha raccontato in un volumetto pubblicato nel 1995 a cura dell’ANED di Sesto, con il contributo dei sindacati unitari dei pensionati di Monza e della Brianza, e che ha, appunto, per titolo “IT 59141: a Gusen il mio nome è diventato un numero”.
Angelo, infatti, fu deportato a Mauthausen e di lì trasferito nel sottocampo di Gusen, dove, con il triangolo rosso e la targa cuciti sulla blusa, visse il suo calvario sino a quando non fu liberato dagli Alleati, il 5 maggio 1945.
Rientrato in Italia il 27 giugno dello stesso anno, dopo alcuni mesi di cure, Signorelli riuscì a riprendersi e nel dicembre tornò al suo posto di lavoro alla Falck. Nella fabbrica è rimasto sino all’aprile del 1981, quando è andato in pensione.
Con il tempo libero dal lavoro, Signorelli si è fatto scrittore nella sua casa di Monza e, soprattutto, testimone di un’esperienza durissima. Per anni ed anni, infatti, Angelo Signorelli (che nel 2000 era tornato al Lager di Gusen, nella ricorrenza del cinquantacinquesimo della Liberazione), è andato nelle scuole per parlare ai giovani del nazifascismo, dei campi di sterminio, della Resistenza e per educarli alla democrazia. Con la sua scomparsa, se ne è andato colui che era considerato “la bandiera” dell’ANED di Sesto-Monza.