Ferdinando Valletti
Nel ruolo di mediano aveva giocato con successo nel "Milan", nelle stagioni calcistiche 1942-1943 e 1943-1944. Valletti, dopo l'armistizio, era entrato nella Resistenza in una formazione garibaldina e nel marzo del 1944 era stato, a Milano, tra gli organizzatori degli scioperi "contro la fame e il terrore".
Per una delazione Valletti fu catturato dalle SS e, dopo essere stato incarcerato a San Vittore, fu avviato dal Binario 21 della Stazione Centrale milanese al campo di sterminio di Mauthausen e, di qui, in quello di Gusen.
Calciatore esperto, Valletti riuscì a sopravvivere proprio in virtù delle sue qualità sportive. Impegnato in una squadra di calcio dalle SS, fu trasferito come sguattero nelle cucine di Gusen e di qui poté aiutare i suoi compagni di prigionia, tra i quali c'era anche il pittore Aldo Carpi. Liberato dalle truppe americane il 5 maggio 1945, Valletti poté tornare in Italia, dove riprese il lavoro all'Alfa Romeo, diventando uno dei dirigenti dell'azienda e docente presso l'Associazione Meccanica e l'Istituto di Studi Economici e per l'Occupazione.
Nel 1976 l'ex calciatore ha ricevuto dal sindaco di Milano, Aldo Aniasi, un "Ambrogino d'oro"; nel 1979 a Valletti è andato il riconoscimento di "Maestro del Lavoro". Sino al 2000, Ferdinando Valletti si è impegnato, con conferenze e seminari, a testimoniare sulla sua drammatica esperienza nei lager nazisti.
Una grave malattia l'ha poi costretto a rinunciare al suo impegno, che è oggi però possibile rivivere nel libro della figlia Manuela Valletti, che nel 2009 ha pubblicato Deportato I 57633 Voglia di non morire e nel documentario, che ha lo stesso titolo, realizzato nel 2010 dal regista Mauro Vittorio Quattrina. Di Ferdinando Valletti si può leggere anche nel libro di Italo Tibaldi Gusen. Sottocampo di Mauthausen.