Emilio Sacerdote
Era entrato in Magistratura nel 1919, dopo aver partecipato con valore alla Prima guerra mondiale. Nel 1939, a Milano, mentre svolgeva il suo ruolo di "procuratore del re", offeso in una pubblica udienza perché ebreo, Sacerdote si dimise dalla Magistratura e passò a fare il legale. Pochi mesi dopo, con l'entrata in vigore delle leggi razziali, fu radiato anche dall'Albo degli avvocati. Chiamato alle armi allo scoppio della Seconda guerra mondiale, al momento dell'armistizio entrò nella Resistenza in una formazione partigiana autonoma denominata "Valle di Viù" operante nella zona di Torino. Passato nell'aprile del 1944 nella 19ma Brigata Garibaldi, nel settembre del 1944 ("Dote", il suo nome di battaglia"), entrò nella IV Divisione "Giustizia e Libertà", ricoprendo l'incarico di capo di stato maggiore e di presidente del Tribunale partigiano. Il 30 settembre del 1944, Sacerdote, per la denuncia di un delatore, fu arrestato dai fascisti a Lemie (TO) e consegnato ai tedeschi che, pochi giorni dopo, lo trasportarono nel campo di concentramento di Bolzano. Nel lager di Gries il magistrato fu trattenuto due mesi e mezzo e poi deportato in Germania, a FlossenbŒrg. Di qui fu trasferito a Bergen Belsen, dove si spense per gli stenti e le sevizie. Su Emilio Sacerdote, uomo della libertà Francesco Ferri ha realizzato un lavoro teatrale.