Giovanni Nicola
Giovanissimo organizzatore sindacale della "Lega lavoratori albergo e mensa", nel 1912 aveva aderito al Partito socialista. Dopo la parentesi della Prima guerra mondiale (alla quale aveva partecipato meritando decorazioni al valore), Nicola fu, nel 1919, eletto segretario della "Federazione lavoratori albergo e mensa". L'iscrizione al Partito comunista gli costò il confino a Lipari e, nel 1928, a conclusione del cosiddetto "Processone" contro il gruppo dirigente comunista, la condanna a 15 anni e 4 mesi di reclusione. Amnistiato nel 1934, riuscì a espatriare e, in Francia, continuò la lotta antifascista, entrando a far parte della Direzione del suo partito. Arrestato anche dai francesi, che nel 1940 lo internarono nel campo del Vernet, l'esule italiano nel 1941 tornò in Italia. Il governo di Vichy lo consegnò, infatti, alla polizia fascista, che lo confinò prima ad Ustica e poi a Ventotene. Il sopravvenuto armistizio fu, per Nicola, l'occasione per battersi nella Resistenza. Istruttore politico dei partigiani in Emilia-Romagna, il dirigente comunista divenne, prima della Liberazione, membro del Triumvirato insurrezionale piemontese. Nel dopoguerra Giovanni Nicola ha fatto parte, per molti anni, della Segreteria della Federazione comunista milanese e, in epoche diverse, è stato eletto consigliere comunale e provinciale del capoluogo lombardo.