Renato Vuillermin
Il padre, Edoardo, era vicecancelliere al tribunale di Milano. Fu trasferito a Torino e nel capoluogo piemontese Renato, con i due fratelli e le tre sorelle, frequentò le scuole. Rimasto orfano a dieci anni, entrò nel seminario di Saluggia (Vercelli). Dopo aver partecipato alla Prima guerra mondiale, abbandonò gli studi religiosi, e si laureò a Torino. Conseguita, nel 1920, la laurea in Scienze naturali, prese nel 1924 quella in Giurisprudenza e, infine, nel 1926, quella in Scienze politiche, partecipando attivamente al dibattito culturale torinese, attraverso l'impegno politico e sindacale in diverse associazioni cattoliche. Dall'ascesa del fascismo, Vuillermin si dimostrò sempre oppositore del regime e, nel 1938, avendo rifiutato di iscriversi al PNF, fu licenziato dalla Società Idroelettrica Piemonte, nella quale era capo dell'Ufficio legale. Trasferitosi a Finale Ligure, fu presto confinato per la sua attività antifascista e poté tornare a casa soltanto dopo la caduta del fascismo. Ripresa l'attività politica, fu arrestato il giorno di Natale del 1943. Incarcerato a Savona, senza essere né interrogato né processato, fu fucilato dai fascisti, con altri sei compagni, al forte detto della Madonna degli Angeli. Una lapide ne ricorda il sacrificio a Torino, in via Vanchiglia, 3; è stata apposta, nel decennale della Liberazione, a cura della sezione della DC, che aveva sede nello stabile. Nel 1968 Lorenzo Mondo ha pubblicato il volume Renato Vuillermin. Testimonianza cristiana nella Resistenza.