Carlo Porta
Operaio alle Reggiane, era cresciuto in una famiglia di braccianti antifascisti. Come i suoi, era stato perseguitato per le sue idee. Il suo impegno democratico gli era valso il carcere a Roma, a Reggio e a Castelfranco Emilia. Poco dopo la caduta del fascismo, Porta era stato deportato in Germania e aveva conosciuto le durezze dei campi di Neu Brandeburg e di Wickede, nelle vicinanze di Dortmund. Riuscito a sopravvivere e a tornare in Italia, aveva trovato lavoro alle Latterie cooperative reggiane. Ma soprattutto, specialmente da quando era andato in pensione, Porta si era impegnato perché le sue traversie - e quelle di tanti democratici come lui - non fossero dimenticate. Presidente della sezione di Reggio Emilia dell'Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti, Porta aveva dato il suo prezioso contributo anche all'ANPI e all'Istoreco. Sino a poco prima di morire per un infarto, alla bell'età di 89 anni, era stato tra i più entusiasti organizzatori dei "Viaggi della memoria". L'ultimo suo impegno fu quello dell'incontro con gli studenti delle scuole medie di Ramiseto, nell'alto Appennino reggiano. A chi lo vedeva affaticato aveva risposto: "Questi ragazzi mi riempiono il cuore".