Marcello Martini
Marcello Martini, ultimo di tre figli, cresce in una famiglia di insegnanti dagli ideali repubblicani e antifascisti. È il 9 giugno 1944 quando a Montemurlo, dove era sfollato coi familiari, il quattordicenne partigiano è catturato in seguito alla scoperta da parte delle SS dell’ultima sede dell’emittente clandestina Radio Cora di Firenze, con la quale il padre Mario, entrato nella Resistenza dopo l’armistizio e comandante militare del CLN pratese, aveva contribuito all’organizzazione di un aviolancio di aiuti alle formazioni clandestine.
Il ragazzo Marcello viene rinchiuso nel carcere fiorentino delle Murate, poi trasferito nel campo di transito di Fossoli e deportato a Mauthausen il 21 giugno (matricola 76430). Passa nei sottocampi di Wiener Neustadt e Hinterbrühl, dove lavora nella Seegrotte, antica miniera di sale, utilizzata dalla Heinkel per la produzione di aerei a reazione.
Dopo lo sgombero e l’eliminazione degli ammalati, è ricondotto da Mödling a Mauthausen con una terribile marcia di 230 chilometri, durata dal 10 al 17 aprile ’45: il più giovane deportato politico italiano del campo sarà liberato dall’esercito americano il 5 maggio 1945.
Dopo il ritorno a casa Martini si laurea in chimica, dedicando la propria vita anche alla diffusione e alla trasmissione della memoria della deportazione nell’ANED.
Nel 1996 ha fondato con amici e studiosi l’Associazione Canavesana per i Valori della Resistenza; ha poi trascritto le sue memorie nel libro Un adolescente in lager - Ciò che gli occhi tuoi hanno visto (Giuntina, 2008); il 27 gennaio 2012, Giorno della Memoria, è stato insignito di una Medaglia d’Onore dalla Prefettura di Massa, città cui ha donato un brandello del filo spinato di Ebensee e un pugno di sabbia di Omaha Beach, esposti alla Mostra Permanente Resistenza 1943-1945.