Gianfranco Sarfatti
Colpito, non ancora liceale, dalle leggi razziali, Gianfranco Sarfatti si adoperò nell'organizzazione giovanile della Delegazione Assistenza Ebrei Migranti, che si occupava dell'assistenza ai perseguitati. Quando riuscì ad iscriversi all'Università, iniziò un'attività politica che sfociò, dopo l'armistizio, nella creazione del Fronte della Gioventù fiorentino. Contemporaneamente maturò l'avvicinamento alle posizioni comuniste. Nei primi mesi del 1944 fu consigliato dal Partito comunista di riparare in Svizzera e, nella primavera di quell'anno, riuscì a sconfinare con i genitori. Nella Repubblica elvetica, Sarfatti si dedicò alla propaganda antifascista, ma, insoddisfatto di quella che per lui era inazione, chiese ed ottenne il permesso di tornare in Italia. Considerate le sue doti di mediatore, fu inviato fra i partigiani della Valle d'Aosta nella Brigata Garibaldi "Emilio Lexert", dove la situazione, fra spinte autonomiste, annessionismo francese e contrasti politici, era particolarmente delicata. In breve Sarfatti divenne commissario politico della sua brigata. Cadde durante un rastrellamento, battendosi valorosamente contro i nazifascisti in località La Morgnetta.