Adolfo Zamboni
Aveva partecipato alla Prima guerra mondiale come tenente di Fanteria, meritando oltre a tre Medaglie d'argento al valor militare, anche la "Croix de Guerre avec Palme" (onorificenza ottenuta soltanto da altri due italiani: Francesco Baracca e Gabriele D'Annunzio), di cui lo insignì l'allora Presidente della Repubblica francese, Raymond Poincaré.
Fatto prigioniero dagli austriaci, si ammalò nei campi di detenzione ma, grazie all'intervento della Croce Rossa, nel 1918 poté tornare in Italia dove, a Padova, si diede all'insegnamento di Lettere e Filosofia nei Licei e alla scrittura, tra il 1922 e il 1934, di numerosi libri sulle sue esperienze di guerra. Dopo l'8 settembre 1943 il professore del Liceo scientifico "Ippolito Nievo", che aveva aderito al Partito d'Azione, entrò nella Resistenza militando nella Brigata "Silvio Trentin" di Giustizia e Libertà e affiancando l'attività umanitaria del frate francescano Placido Cortese.
Arrestato nel novembre del 1944 dagli sgherri della "banda Carità" e rinchiuso a Padova a Palazzo Giusti, fu interrogato e torturato per mesi, senza che i suoi aguzzini riuscissero a strappargli informazioni sulla Resistenza.
Adolfo Zamboni, dopo la Liberazione, tornò all'insegnamento. A Padova gli è stata intitolata una via.